Per due anni il Napoli non ha disputato la Champins, quali sono stati i danni?
Gli effetti sono stati limitati. “Diciamo che l’aspetto negativo del non aver preso parte alla Champions League sia quest’anno che l’anno scorso, è stato attutito proprio dalla gestione oculata che De Laurentiis ha avuto nel corso degli anni. Un altro club, al posto del Napoli, senza gli incassi della Champions avrebbe dovuto vendere i suoi top player – penso ad Higuain ad esempio – e invece ciò non è accaduto”.
Perchè? “Perchè in cassa c’era un tesoretto cui attingere. Magari le ultime campagne acquisti non saranno state faraoniche, ma allo stesso tempo si è riusciti a trattenere a Napoli i calciatori più importanti”.
Ora però bisogna tornare in Champions League. “Esatto. L’animo del tifoso ovviamente sogna e desidera lo scudetto. Ma raggiungere il secondo posto sarebbe fantastico: consentirebbe al club di poter programmare con calma e senza affanni la prossima stagione, senza obbligo di cessioni e arricchendo la rosa con quegli elementi che ora mancano. Dalla partecipazione alla Champions arriverebbe un indotto di circa 40 milioni di euro se solo consideriamo i gironi. Una cifra importantissima per una società come il Napoli”.
Ma il club di De Laurentiis continua ad essere un esempio da seguire, per il calcio italiano e non solo? “Direi di sì, ovviamente. Almeno, per il segmento di squadre che rappresenta il Napoli. Mi spiego: Juve, Milan ed Inter – compatibilmente con i successi sportivi – avranno ancora per molti anni un fatturato superiore a quello dei partenopei. Poi magari per vari motivi non potranno spendere – l’esposizione debitoria dell’Inter è enorme – ma partono da un vantaggio non da poco. Il Napoli, questo è il mio parere, deve continuare sulla strada intrapresa, apportando solamente delle correzioni, piccole o grandi a seconda del bisogno”.
Prego… “Il merchandising andrebbe strutturato meglio, anche se sappiamo che il sommerso è ancora una piaga. Lo stadio San Paolo andrebbe ristrutturato il prima possibile e dovrebbe diventare a sua volta fonte di reddito. E poi bisogna puntare in maniera più decisa sulle strutture, sia per la prima squadra che per le giovanili, che restano un po’ il tallone d’Achille di questo Napoli”.
Cosa comporterebbe, in termini economici, la vittoria dello scudetto? “Non sarebbero solo note positive. Aumenterebbero le entrate, questo è certo. Ma il giorno dopo averlo vinto, con ogni probabilità si triplicherebbero anche le uscite. I contratti dei calciatori andrebbero adeguati, l’aspettativa della piazza crescerebbe a dismisura. Insomma, la vittoria del tricolore imporrebbe di avere un club alle spalle ancor più solido di quanto già non sia il Napoli”.
Più in generale, come sta il calcio italiano? “Dal punto di vista sportivo, non direi benissimo. Abbiamo subito un’involuzione rispetto alla passata stagione”.
E per quanto riguarda l’aspetto economico? “L’analisi va fatta soprattutto sui tre club del nord. La Juventus gode di ottima salute, e credo sia destinata a vincere ancora tanto. La speranza di un’affermazione anche in Europa, prima o poi, deve trasformarsi in realtà. Il Milan ha dimostrato di non poter investire grosse cifre, e Berlusconi è rimasto scottato dalla vicenda di Mr. Bee. Ha bisogni di capitali freschi per riportare i rossoneri in alto, ma chi accetterebbe di investire in un club senza esserne proprietario? L’Inter merita un discorso a parte. Credo che Thohir si aspettasse un’avventura meno difficile. E invece il club nerazzurro è ancora oberato da un’esposizione debitoria verso le banche che è notevole. L’indonesiano ha dato mandato a Golden Sachs: ha bisogno di un partner, dato che Moratti ha manifestato l’intenzione di uscire definitivamente dall’Inter. Ora resta da capire in quale modo questo socio che cerca Thohir dovrà entrare nel club nerazzurro: se con quote di minoranze o addirittura comprando tutto”.