Nella stagione 2001/02 il Napoli era in Serie B, la società era allo sbando e lo stadio San Paolo era fatiscente. Oggi il Napoli è in Serie A, si contende lo scudetto con la Juve, la società è solida e lo stadio San Paolo è fatiscente.
Il paragone assai banale è il pretesto ideale per confrontare la situazione dell’impianto di Fuorigrotta a distanza di quindici anni. Passi in avanti ce ne sono stati, alcuni inevitabili, ma tante criticità sono ancora intatte e domenica 3 aprile (ore 12.30) saranno ancor più evidenti allo stadio Friuli, ristrutturato nel giro di un anno e mezzo (sponsorizzato dalla Dacia) dopo nove anni di battaglie burocratiche tra istituzioni e società bianconera. Sulla panchina dell’Udinese ci sarà Luigi De Canio, lo stesso allenatore che guidò gli azzurri nella stagione dell’esilio dal San Paolo. La notte del 15 settembre 2001 una forte alluvione colpì la città di Napoli e, in particolar modo, il quartiere di Fuorigrotta. Gravi furono le conseguenze riportate dallo stadio: bagni, spogliatoi, uffici completamente allagati, fiumi d’acqua che accentuarono una volta per tutte l’atavico problema relativo al sistema fognario dell’intera zona, risalente agli anni novanta. Con il San Paolo inagibile per quattro mesi, il Napoli fu costretto a trasferirsi a Cava de’ Tirreni e poi al “Santa Colomba” di Benevento, prima di far ritorno a Fuorigrotta a gennaio del 2002. Fonte: Il Roma