In data 23-03-2016 alle ore 14.43 è stato pubblicato un post sulla pagina ufficiale Facebook dell’AfroNapoli United. Il post, girato come un comunicato stampa, denunciava fatti violenti accaduti presso il Centro Sportivo La Paratina durante il match tra la Real Fac Marano e la AfroNapoli United.
Varie testate giornalistiche hanno pubblicato sulle loro testate on-line la notizia aumentando notevolmente la cassa di risonanza.
La FCS Project è stata menzionata all’interno di tale comunicato stampa e quindi ci sembra giusto e doveroso rendere pubblica la nostra posizione.
La FCS Project organizza tornei amatoriali da oltre undici anni ed ha sempre posto come pilastro principale il fair play e i valori veri e puliti dello sport che solo la categoria “Amatori”, amaramente sottovalutata e bistrattata dagli addetti ai lavori, sa offrire.
I fatti, i sacrifici fatti, parlano da soli.
La FCS Project ha interessi commerciali non solo in Campania, ma anche su territorio nazionale e internazionale, pertanto, e se siamo arrivati ad offrire ai nostri clienti la possibilità di partecipare a campionati in Italia ed all’estero, se siamo stati scelti da organizzazioni internazionali per rappresentarle su Napoli e provincia, un motivo almeno ci sarà…
La FCS Project, pertanto, condanna qualsiasi atto di violenza verbale e fisica nei confronti di qualsiasi essere umano, a prescindere dalla razza di appartenenza.
Il razzismo è un fenomeno deprecabile e condannabile, ma va considerato alla stregua di qualsiasi offesa verbale e/o fisica che può subire un essere umano, e quindi non dovrebbe essere oggetto di strumentalizzazione, soprattutto in un momento storico estremamente delicato come quello che viviamo sia nel nostro paese, che in Europa.
Condannando qualsiasi forma di razzismo ci vediamo però costretti a dissociarci dal comunicato in quanto redatto da persone che non solo non figurano nell’organigramma dirigenziale della società Afro-Napoli United che partecipa al campionato FCS League Soccer di Calcio a 11, ma non erano presenti sul campo e di conseguenza non hanno visto l’evolversi della faccenda e quindi non potrebbero prendere posizione per sentito dire.
Siamo venuti ovviamente a conoscenza dei fatti accaduti ma come organizzazione aspettiamo il referto dell’arbitro perché non possiamo parlare e/o agire per sentito dire. Faremo le nostre valutazioni prendendo decisioni in base al referto arbitrale, come è normale che sia. Chi ha sbagliato avrà le giuste sanzioni sia disciplinari che pecuniarie.
Quindi riteniamo il comunicato fuori luogo perché quanto meno si sarebbe dovuto aspettare la sentenza del giudice sportivo.
Perché tirare in ballo la nostra organizzazione e la Figc quando ancora il Giudice Sportivo non ha ancora studiato il referto dell’arbitro e quindi prendere in maniera serena le sue decisioni?
Pressioni?
Si e non ci sembra né giusto, né corretto…
Ma vogliamo anche sottolineare un’altra cosa che ci ha dato molto fastidio.
Con quale criterio si fa giornalismo?
Nessuna testata giornalistica che si è occupata dell’episodio ha cercato di contattarci per conoscere la nostra versione e la nostra posizione.
È qualcosa di grave che va contro il principio etico e deontologico della professione del giornalista.
Un giornalista, colui che scrive il pezzo, il direttore del giornale, colui che dovrebbe controllare il contenuto degli articoli scritti, dovrebbero verificare fonti e interpellare le controparti e chi è stato chiamato in causa.
Silenzio assoluto.
L’articolo così diventa ciò che nel gergo giornalistico viene definita “marchetta”, un articolo scritto per ottenere pubblicità.
Abbiamo notato questo: l’evento è stato strumentalizzato perché oggi usare la parola razzismo fa comodo: fa clic, visualizzazioni, condivisioni, insomma fa notizia e produce soldi.
Va bene, ma quanto meno si dovrebbero sentire le parti chiamate in causa per dare al lettore l’informazione giusta.
In questo caso, purtroppo, non è stato così.
La Fcs Project utilizzerà le vie legali per ogni sorta di diffamazione e/o cattiva pubblicità che si sta facendo sui social network perché per i cosiddetti “competitors” una notizia del genere è scesa come manna dal cielo per tentare di infangare il nostro nome. È facile salire sul carro e diffamare senza sapere, molto più difficile offrire un prodotto all’altezza della situazione…
Li abbiamo osservati, li abbiamo visti, abbiamo documentato le loro dichiarazioni sui Social Network e verranno contattati a breve dai nostri legali.
La FCS Project fa sport e condanna la violenza, ma condanna anche le strumentalizzazioni.
Le sentenze lasciamole fare ai giudici, le condanne lasciamole fare a Dio…
Serena e santa Pasqua a tutti.
Gli organizzatori
Stefano Conte
Francesco Conte
Gennaro Buonocore