Molti dimenticano, ma dalle ceneri del vecchio Napoli, legato alla cattiva gestione della premiata ditta Corbelli-Ferlaino, libri contabili e giudici fallimentari di turno e la pazza idea Gaucci acclamato in pompa magna da giornali e tifosi, il protagonista assoluto della rinascita azzurra dal 2004 in poi e’ senza ombra di dubbio Aurelio De Laurentiis. Adl non sara’ un presidente che piacera’ agli amanti del calcio nostrano, ai cosiddetti romantici del pallone, ma e’ pur vero che i suoi comportamenti sono molto piu’ rispettosi verso i tifosi, di quanto abbia fatto il signor Presidente Kamikaze Moratti, che tra tanti sforzi, sfarzi e lustrini ventennali, ha dovuto cedere il passo ad un improbabile indonesiano per salvare la baracca nerazzurra, molto piu’ coerente dei Berlusconi di turno che usano la squadra sportiva per un proprio consenso politico, non sfascia squadre di punto in bianco come Preziosi, non esonera gli allenatori per compromettere una tranquilla stagione come Zamparini. E’ semplicemente un business man, citando una frase di Steve Jobs “Ci sono voluti tre anni per costruire il computer Next, se avessimo voluto dare ai consumatori ciò che dicevano di volere, avremmo costruito un computer con cui sarebbero stati felici per un anno, ma non qualcosa che vorrebbero adesso”, adattandola al contesto “Aureliano” la rimodelleremo: “ Ci sono voluti 10 anni per costruire la realta’ Napoli, se avessimo voluto dare ai tifosi cio’ che dicevano di volere, avremmo costruito una squadra con cui sarebbero stati felici per un anno, ma non qualcosa che vorrebbero adesso” . Ecco spiegato lo “show must go on“ riservato alle cessioni dei ribelli, come il Pocho Lavezzi e Cavani per le fredde logiche ed ibride del mercato, ma anche la permanenza di fedeli scudieri come Hamsik e Maggio ne sono la prova tangibile di un’accurata strategia d’immagine, solidita’ e identificazione del marchio aziendale Napoli. In un contesto come la realta’ napoletana, dove le idee sono tante ma le soluzioni poche, il “Dela” ha saputo dare quegli elementi necessari e fondamentali alla rinascita della struttura societaria, anche a scapito di scelte alquanto impopolari: carisma, decisionismo e pragmatismo, sono elementi sul quale i napoletani chiedevano a gran voce. Aurelio nel tempo si e’ anche adattato, adeguandosi alle logiche pretestuose e arcaiche del palazzo calcistico dei vari personaggi di corte come Lotito e Galliani, ma rimanendo pur sempre spavaldo e cinico nelle sue scelte, rispettato e temuto da chiunque lo circondasse, innalzando di conseguenza anche la reputation degli azzurri, sia in campo nazionale che internazionale. Circondarsi di collaboratori validi nel campo della comunicazione e del marketing, con un organigramma amministrativo e gestionale ben rappresentato e organizzato, rende attualmente il Napoli una delle realta’ calcistiche europee piu’ invidiate d’Europa. Senza consenso, non si genera il business. Nel tempo, ha convinto anche i piu’ scettici che le sue idee lungimiranti e innovative sono anche produttive. Le tanto vituperate scelte sulla politica del salary cup e i diritti d’immagine che hanno precluso l’arrivo di molti giocatori di grido, alla luce delle difficolta’ finanziarie dei maggiori club di Serie A e del Fair Play finanziario che asupica la Fifa, si stanno rivelando una straordinaria scelta in prospettiva futura. I risultati sportivi sono palesemente positivi e in linea con gli obiettivi prefissati, confermati dalle statistiche che non sbagliano mai, 2 coppe Italia, 1 Supercoppa Italiana, l’arrivo di un campionissimo come Higuain, unica squadra italiana ininterrottamente qualificata in europa dal 2008. Lo scetticismo e il pessimismo cosmico della maggior parte dei tifosi legate al suo non investire, sono smentite da dati per lo piu’ inconfutabili: in 10 anni di gestione ha speso 350 milioni di euro a fronte di sole 160 milioni legate alle cessioni. Solo i posteri giudicheranno se il buon Aurelio sara’ stato un abile prestigiatore di fuochi pirotecnici o un innovatore; Gervasio sostiene che ”le illusioni ci aiutano a vivere, le delusioni a morire”, una frase che calza a pennello per la gente di Napoli, sognatrice e piena di speranza in un futuro migliore, ma in contrasto con i suoi eccessi e le sue aspettative.