Da un anno «Giannino», lo storico ristorante milanese ritrovo di dirigenti e giocatori rossoneri, è per metà napoletano. Da quando l’imprenditore Antonio Fantini, titolare del marchio «Fresco&- Cimmino», ha affiancato Lorenzo Tonetti, Prima si seguivano con passione in tv le partite del Milan, adesso anche quelle del Napoli. In prima fila il professore Vincenzo Mariconda, docente di istituzioni di diritto privato presso la facoltà di Economia e commercio della Cattolica Napoletano e tifoso scatenato.
«Una passione nata da bambino. Ci trasferimmo a Monza, sede assegnata a mio padre giudice, mai o non abbandonai l’affetto per quella maglia. Anzi, è diventato sempre più forte e adesso lo condivido con mio genero Federico Della Rocca, ortopedico originario di Salerno».
Eppure, ci saranno state tante pressioni a scuola.«Enormi, ma il tifo per il Napoli era smodato.Tra i miei compagni per due anni alle elementari e per tre alle medie c’era Adriano Galliani».
Non le trasmise la passione per il Milan?«No, anche perché fino agli inizi degli anni Ottanta tifava per la Juve, poi l’amicizia ei rapporti di lavoro con il cavaliere Berlusconi lo hanno spinto verso il Milan».
Mai tentato dai colori rossoneri, neanche negli anni dei trionfi internazionali del club di Berlusconi?«Mai, ci mancherebbe. Io non saltavo una partita del Napoli al Nord già da piccolo. Vidi la prima trasferta di Vinicio nel 1955 a Novara. E ovviamente c’ero vent’anni dopo a Torino, quando perdemmo per 2-1 in casa della Juve e vedemmo allontanarsi lo scudetto: piansi a dirotto. Venivo anche al San Paolo, certo. Con la macchina targata Milano e così, appena arrivato a Napoli, acquistavo una bandiera o un pallone di colore azzurro per far capire che ero uno di loro, non venivo a tifare perMilan o Inter. Sempre Napoli, fortissimamente Napoli, anche negli anni della B e della C».
Ma allo stadio non va più?«Troppa tensione, non la reggo. Meglio ritrovarsi con pochi e fidati amici. È un rituale che ripeterò anche per Napoli-Milan, ovviamente facendo alcuni doverosi scongiuri. Non ne rivelo neanche uno, però. L’importante è arrivare tranquilli a questa sfida: provo a dirlo anche a me stesso e intanto faccio i complimenti a Sarri. Con lui in panchina è come se fosse cambiato un mondo per il Napoli: ma ricordate come giocavamo un anno fa? Ci faccia divertire giocando a palla bassa: se facciamo così, non ce ne sarà per nessuno».
Fonte: Il Mattino