Il Napoli è chiamato a cancellare il doppio 1 a 0 incassato nel giro di cinque giorni per mano della Juve e del Villarreal, in Europa League. Per dovere di cronaca, è giusto sottolineare che, al Madrigal, al Napoli è stato negato un calcio di rigore piuttosto evidente; si prenda nota, pur senza voler trovare alibi al passo falso europeo, il primo dell’era Sarri. Tuttavia, è soprattutto lo scivolone di Torino che brucia ancora per come è maturato, che deve essere immediatamente cancellato sia per consolidare il secondo posto, che consentirebbe l’accesso alla prossima Champions senza passare dai preliminari, sia per tenere il fiato sul collo della Juve, attuale capolista del torneo. Eh già, i sogni di gloria tricolore non possono e non devono essere accantonati, pur mantenendo i piedi per terra e tenendo a mente quelli che erano gli obiettivi della squadra ad inizio stagione. Però, se si considera che anche nella stagione 86/87, quella del primo scudetto, la squadra era stata costruita per riconfermare il terzo posto della stagione precedente e che, strada facendo, gli obiettivi hanno raggiunto livelli più alti fino al traguardo tricolore, è fuori discussione che qualcosa va rivisto immediatamente. Pur non sposando la tesi ‘adesso o mai più’, non c’è dubbio sul fatto che, mai come quest’anno, l’occasione del colpaccio è ghiotta e possibile…quindi perchè non provarci fino in fondo? Nessuno griderebbe al fallimento, in caso di mancata vittoria del titolo, ma bisogna continuare a crederci, pur guardando partita dopo partita. L’atteggiamento degli azzurri deve tornare ad essere quello che ha consentito alla squadra di Sarri di chiudere il girone d’andata sul gradino più alto della classifica. Evidentemente, giocare in maniera attendista, gestire il risultato di pareggio, non è nelle corde del Napoli che deve tornare a giocare come sa, attaccando pur mantenendo un certo equilibrio. Parafrasando Donald Trump, la differenza tra vincitori e perdenti sta tutta nella capacità di reagire ad ogni nuova svolta del destino. In altri termini, tornare immediatamente al successo in campionato, sarebbe un segnale forte a chi attualmente guarda tutti dall’alto e che sta cantando vittoria troppo presto. L’impegno che attende il Napoli è tutt’altro che agevole, poiché nel monday night gli azzurri affronteranno il Milan, squadra in netta ripresa ed in piena lotta per il terzo e ultimo posto Champions, completamente rigenerata e ben diversa dalla compagine contro cui Insigne & company si imposero con un perentorio 4 a 0. Occorrerà, ritrovare forze fresche sia fisiche che nervose, per ripartire dal momento precedente il minuto 88 di Juve-Napoli. Con tredici partite alla fine del torneo e con sempre meno occasioni per recuperare altri eventuali passi falsi (…facendo tutti gli scongiuri del caso!…), ogni punto lasciato per strada peserà in maniera considerevole ai fini della classifica finale. Occorre quindi reagire immediatamente, voltare pagine, con il San Paolo pronto per cantare ancora UN GIORNO ALL’IMPROVVISO. Chiosa finale sul connubio tra Maradona e Napoli, un amore che resiste nel tempo e che, dopo venticinque anni, rende ancora più forte la nostalgia del D10S. Emozioni, pelle d’oca e qualche lacrimuccia nel sentire Diego che incitava il Napoli da Dubai. L’argentino partenopeo che ringrazia Pepe Reina per essere napoletano, benedicendone la scelta di tornare a rappresentare la squadra del cuore di quella gente che è unica nell’amare chi da l’anima per la squadra del cuore. Emozioni forti, intense che in tanti non possono neanche lontanamente immaginare e che valgono molto più di tre punti o qualche trofeo in più in bacheca. Napoli e Maradona non possono fare a meno l’uno dell’altro ed hanno reciprocamente bisogno di rinnovare il connubio. Proprio in queste ore si sta spargendo la voce di un possibile rientro del D10S nei quadri societari e per i tifosi del ciuccio, irriducibili romantici, non potrebbe esserci acquisto migliore di questo…e poi, se gli unici scudetti sono stati vinti grazie a Diego, vale la pena pensarci seriamente! Però adesso, il pensiero deve essere solo uno: MILAN.
Riccardo Muni