L’ex commissario tecnico dell’argentina, Carlos Bilardo ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport, queste sono le sue parole:
Napoli contro Juventus sembra un revival degli anni Ottanta.“Questa lotta per lo scudetto mi riporta ai tempi in cui venivo spesso in Italia, perché in larga maggioranza i miei giocatori della Selección giocavano lì. Il giro iniziava a Roma, poi andavo verso Sud e finalmente volavo nelle città del Nord. In Serie A c’erano Caniggia, Troglio, Sensini, Balbo e Maradona, ovviamente. Mi procuravo tutti i video delle partite, che ho ancora a casa mia. Per quello che vedo, dico che la Juve e il Napoli di oggi non sono arrivate ai primi posti per caso”.
Il faccia faccia di stasera a Torino contiene anche e soprattutto il duello tra Higuain e Dybala: come vede i due attaccanti?“Con orgoglio, perché sono argentini. Si meritano il meglio, sono formidabili lavoratori. E sono un “bel problema” per il c.t. della nostra Selecciòn: il problema dell’abbondanza di talento”.
In Argentina tempo fa si diceva che Higuain fosse finito, invece...“Il Pipita è un intoccabile. Ha vissuto due momenti difficili, cose che capitano a tutti i grandi goleador: il gol sbagliato nel primo tempo della finale contro la Germania, al Mondiale in Brasile, e il rigore fallito nella finale di Copa America contro il Cile nel 2015. Se avesse segnato quelle due reti, sarebbe diventato l’eroe nazionale. La vita dei grandi cannonieri e di chiunque lavori nel calcio è legata agli episodi. Quante volte mi hanno danneggiato casa mentre dirigevo l’Argentina… Alla fine me la cavai con un trucco, misi sul cancello un cartello con la scritta “venduta”, così la gente pensò che avessi traslocato e la piantò di fare vandalismi”.
“Il morto gode di buona salute”: così ha sritto la rivista argentina El Gráfico per celebrare con ironia la rinascita del Pipita.“Sono contentissimo per Gonzalo, perché lui non si arrende mai e si è dimostrato il grande attaccante che è. Come dico sempre, nel calcio è sottile il confine tra la gloria e Devoto, dove Devoto è il nome di una famosa prigione argentina. Se vinci sei un genio. Se perdi, vai in galera. Capitò tanti anni fa ad alcuni giocatori dell’Estudiantes dopo la Coppa Intercontinentale col Milan: tre dei nostri, Aguirre Suarez, Poletti e Manera, finirono in cella. L’anno scorso, invece, ci portarono alla Casa Rosada (la residenza del presidente argentino, ndr) per aver vinto contro il Manchester United. Ma il Pipita questo lo sa bene, perché è figlio di un calciatore e sa come funziona tutto”.
Pensa che Higuain resterà al Napoli? Per lui si parla di Bayern e Chelsea.“Il Napoli gli ha dato una cosa che finora non aveva trovato: la possibilità di esplodere come uomo squadra. Lui, i gol, li ha sempre segnati, ma al Real aveva compagni più “mediatici” di lui. L’Italia gli ha dato qualcosa di speciale, oggi si parla del Napoli di Higuain. Penso che adesso in città non possa uscire da casa sua, come succedeva a Maradona. In quella città amore e passione del popolo sono fortissimi”.
Lei parla di Napoli con nostalgia.“Certo, non dimenticherò mai l’accoglienza dei napoletani per la semifinale del Mondiale ‘90, Italia-Argentina. Quella sera al San Paolo tanti napoletani erano con noi. Tutti gli argentini vogliono bene al Napoli, è un’eredità dei tempi di Diego. Questo momento, con la squadra capolista, è molto speciale anche per noi”.
Higuain e Dybala lotteranno per un posto da titolare nella Nazionale? O giocheranno insieme?“Non so cosa pensi il ct Martino, ma se parliamo di ruoli, i due possono coesistere senza problemi. Il Pipita è l’immagine del centravanti classico, anche se tecnicamente è forte, un po’ come Crespo. Ma oltre a parlare del calciatore io punterei sulla persona: lui è un grandissimo professionista, un ragazzo serio, disciplinato. Dybala è una punta più moderna: negli anni Ottanta tanti non avrebbero saputo come schierarlo. In quel momento, parlavo di “punta” e venivo contestato, mi dicevano che esistevano solo l’esterno destro, il centravanti e l’esterno sinistro. Ma uno come Dybala che può giocare ovunque? Adesso per fortuna tutto è cambiato. Anche Messi all’inizio aveva questo problema. Nell’Argentina veniva impiegato come esterno, poi si è capito che Leo doveva essere libero di svariare su tutto il fronte d’attacco”.