Io e Maradona, confessioni di tardelli
«Grande stima, grandi botte e mai, dico mai, una sua protesta: sapeva di essere il più forte e che non c’era altro modo per fermarlo. Altro che oggi, due falli e sei espulso: anche per questo non ha senso paragonare Diego agli altri. Tantomeno sulle punizioni: Insigne le calcia bene, ma lui aveva un piede impossibile per i portieri. In compenso vorrei far rivedere un nostro duello: onesto, leale. Io miravo sempre la palla, mai ginocchio o caviglie, e lui le prendeva, si rialzava e non si lamentava. Esagerai solo una volta, Argentina-Resto del mondo nel 1979, lo conoscevo poco, sapevo solo che era forte: fui espulso e poi gli chiesi scusa, “O facevo così o mi facevo il segno della croce”. Ero sicuro di marcarlo anche al Mondiale ‘82, ma Bearzot mi convocò: “Lo do a Gentile, ti voglio più libero a centrocampo”. Claudio lo fermò e io feci gol, il Vecio aveva capito tutto. Non ho conosciuto un solo compagno che non abbia voluto bene a Maradona: vuol dire che faceva qualcosa per loro, aveva cambiato le regole dentro la squadra. Perché non è stato anche un grande allenatore? Non ne aveva voglia, come Michel…»