Eh, sì…Juventus-Napoli, 22 personaggi in cerca d’autore! A come ALBIOL. Da principe del foro a re del chiavistello. B come BUFFON. Monumento bianconero, di marmo di Carrara, dove è nato, capopopolo. A Parma mostrò una maglietta sulla quale era scritto Boia chi molla, ha già sentenziato: il Napoli è primo, ma noi vinceremo lo scudetto. Ma quella volta, sotto Palazzo Venezia, non andò per niente bene. C come CALLEJON. Con la Juve potrebbe andare a nozze, a zig-zag e paso doble. Fisarmonica spagnola ed equilibratore tattico. DYBALA. Il genietto mancino, il gioiello di Cordoba, è stato classificato da Gennaro Gattuso, noto esteta di Calabria, «due pagine avanti nel manuale del calcio». E come EVRA. Senegalese, 14 centimetri più basso di Koulibaly, fa le sue corsettine e, a ogni morte di titolare, fa un gol. F come FURIA, non proprio a cavallo del west, ma questo Alex Sandro, brasiliano paulista, viene paragonato a Roberto Carlos. GABBIADINI, come in una canzone di Patty Pravo (ragazzo triste come me) ma con un nome da torero, Manolo, segna un gol alla Del Piero. H come HAMSIK. Se gli si accende il genio nella lampada, nessuno come Marek, il nostro Aladino. È lui la stella polare, è lui la stella cometa. È Gerrard, lo ha detto Sarri. I come INSIGNE. La migliore barbetta di Frattamaggiore. Per uno che, da ragazzo, aveva il poster di Del Piero, allo Juventus Stadium un gol a giro, ad arcobaleno, a stella filante, a coriandolo…J come JORGINHO. La sabbia ha plasmato i suoi piedi, piedi di seta, brasiliani, tocco morbido, ricamo. Ha il faccino del bravo ragazzo, ma sa essere anche deciso e duro. Occhi negli occhi con Marchisio. K come KOULIBALY. Nella terra d’origine avrà visto leoni e leopardi. Le zebre di Torino saranno un panorama da zoo. Ha 24 anni. È Mandingo e ha nel cuore l’eco delle note di N’doké (fratellino) battute dal tamburo di Seckou Keita. L come LEMINA. Oggetto misterioso perduto nei meandri dello Stadium. M come MORATA. Alvaro piuttosto corsaro. Devasta e sovrasta non sempre gli riesce e non sempre gioca. Sarà comunque una spina nella difesa azzurra. Staccare la spina. N come NUTELLA. Se Cuadrado al cubo è un cioccolato amaro, Mertens è la nutella azzurra da spalmare sulla stanchezza bianconera al tramonto della partita. O come O PIPITA. E chi se no? O Pipita nostro è questo qua. 24 gol, 14 in casa, 10 fuori, 7 doppiette, 10 gol decisivi che hanno fruttato otto vittorie. All’andata un assist e il gol vincente. Juve castigata per la Supercoppa 2014, nella lontananza di Doha, due reti e un rigore nella lotteria dei penalty. Grinta, tecnica, potenza. P come POGBA. Ha la crestona da gallo nero pitturata d’oro, tutto un tentacolo umano, un ballerino di prima fila. Alto 1,91 spesso ha la testa tra le nuvole. Quando torna sulla terra fa male. Q come QUO VADO? E quién sabe? Si va ne la città dolente tra la sabauda gente, si va nella città fonduta. R come REINA. Si va alla guerra, occorre la parata militare. A Torino fa freddo: chiudere la porta, evitare gli spifferi e i pifferi, respingere, bloccare, volare così colà dove lui puote. Si vis pacem, para bello. E poi via col rap di Clementino: napoletano, c’è un signore che mi chiama così. S come SARRI. Vigilia serena (tante e cchiù sigarette aggio appicciate), partita che si carica da sola, però fumarsi la Juve in una nuvola di sogno e poi andare al cinema con De Laurentiis (l’abbiamo fatta grossa).T come TRIGLIA. Ha acquisito un aplomb di damerino lievemente scontroso. Il gesto di strapparsi la giacca a Modena è secondo solo al gran rifiuto delle nozze quando due giorni prima piantò la fidanzata. Si è poi regolarmente sposato con un’altra. Ora ama Madama. U come UFO. Prendete un Ufo con una faccia simpatica ma tosta, metà brasiliana, metà sioux, fatelo di tungsteno, fornitegli rastrello, fiocina e uncino, caricatelo a molla ed ecco Allan, lo spazzaneve del centrocampo, l’addomesticatore di palloni, l’audace incursore. V come VINICIO. Il leone di via Manzoni. Uno che ha segnato sei gol alla Juve, anche una doppietta. L’allenatore di un Napoli che andò a sfidare i bianconeri per lo scudetto. Z come ZAZA. Il basilisco di Policaro ripreso a 18 milioni, il percussore dell’ultimo assalto, l’ultima cartuccia, se lo conosci lo eviti.
Tratto da Il Mattino