Le parole di un presidente che conosce bene sia Sarri che Allegri, hanno un’impronta più profonda quando capita che i due suddetti allenatori si trovano l’uno contro l’altro. Piero Camilli, attuale presidente della Viterbese, li ha conosciuti ed avuti con sè entrambi, ed a Il Mattino parla di loro e della sfida di sabato allo Juventus Stadium.
Cosa pensa del tecnico del Napoli? “È il chiaro esempio che esiste una meritocrazia. Non ha mai avuto sponsor, si è sempre concentrato nel lavoro sul campo e i risultati lo hanno premiato”.
Allegri qualche anno fa rivelò che le sue parentesi a Grosseto con lei l’avevano fatto maturare. “Quando arrivò era un ragazzo, commetteva qualche errore. Ricordo che vincemmo un match che avevamo rischiato di perdere contro la Lucchese grazie a un gol di Cipolla e lui nella partita seguente non lo fece giocare per preferirgli il suo pupillo Berrettoni”.
C’è un fotogramma che le è rimasto impresso di quelle due parentesi? “Nel 2006 Allegri dopo aver perso la finale play off contro il Frosinone si mise a piangere come un ragazzino. Lo ricordo come fosse ieri. Avevo intuito che sarebbe diventato un allenatore vedendolo giocare. Infatti era ed è molto bravo tatticamente. Per quanto riguarda Sarri, invece, ricordo il dopo partita di Grosseto-Piacenza: l’arbitro Gervasoni fischiò in pieno recupero una punizione in area di rigore inesistente. Io e Maurizio eravamo inferociti come dei diavoli. Quella decisione ci fece perdere l’occasione per disputare i playoff”.
Che partita si aspetta? “Maurizio è cambiato molto da quando l’ho avuto io. Prima giocava molto sugli avversari, adesso pensa di più a fare la partita. Dovrà stare attento perché la Juventus è come una tarantola: se gli stacchi la testa ti punge con la coda. Io sono romanista ma sarei contento se vincesse lo scudetto il Napoli”.