Lo scorso anno se ne rammaricava, Pino Taglialatela, lo diceva spesso che far andar via Pepe Reina era stato un grande errore della dirigenza azzurra. Quest’anno, l’ indimenticato “Batman” della porta azzurra, ha dimostrato quanto avesse ragione, toccategli tutto, ma non il portierone spagnolo. “Pepe incide in maniera determinate, il suo apporto in un campionato può arrivare a 10-15 punti, con lui in campo, l’anno scorso, il Napoli sarebbe entrato in Champions in carrozza”
Più decisivo in campo o fuori? «È un leader indiscusso, un punto di riferimento essenziale quando si gioca e una guida per l’intero spogliatoio. È una fortuna per il Napoli averlo in squadra, il suo contributo è determinante».
Una presenza carismatica, quella che è sempre mancata. «Per me è un vero capitano, un autentico trascinatore».
Il carattere lo aiuta, Napoli sembra la sua città ideale da una vita. «Si è integrato subito e perfettamente nel nostro contesto. Il feeling con la tifoseria è straordinario, è uno che ha grandi attributi. Mi piace come vive il calcio e il suo rapporto con la nostra città».
E poi in partita sa fare la differenza. «Oggi lo reputo tra i primi cinque al mondo».
La sua caratteristica migliore? «Innanzitutto ha accumulato una tale esperienza che tanti suoi colleghi non hanno. Il senso della posizione è eccezionale ma con la palla tra i piedi non lo batte nessuno. Possiede qualità di palleggio pazzesche per un portiere».
Non a caso le azioni del Napoli iniziano tutte da lui. «E vi pare poco? Questo è il segnale che squadra e allenatore hanno riposto in lui massima fiducia. È come se il Napoli avesse due registi, il primo è lui, il secondo è Jorginho».
Un bel sollievo per i difensori. «Un portiere deve trasmettere fiducia ai compagni e da questi riceverne. Nel caso del Napoli l’intesa dell’intero reparto è ampiamente collaudata».
E Buffon dove lo mettiamo? «Anche lui tra i primissimi. Un esempio di longevità e affidabilità, la Juve di quest’anno deve tantissimo a Gigi. Un’icona del nostro calcio, racchiude tre generazioni di portieri».
Tratto da Il Mattino