Il punto della situazione di Riccardo Muni: “Una manita per prepararsi al febbraio tremendo”

Ultima domenica di gennaio, prima del febbraio tremendo, che vedrà il Napoli impegnato sugli ostici campi della Lazio e della Fiorentina, oltre che in quel di Torino nel big match contro la Juventus, campione d’Italia in carica ed il doppio confronto di Europa League con gli spagnoli del Villarreal. E’ la domenica in cui Mancini colleziona l’ennesima figuraccia nel giro di poche settimane, perdendo la faccia con una nuova caduta di stile, dopo aver perso, in malo modo, anche il derby ed è anche la domenica in cui il bravo tecnico della Fiorentina, da un saggio della sua bravura stoppando un pallone destinato ad uscire, poco prima che lo stesso oltrepassasse la linea laterale. Caro Paulo Sousa, complimenti per il gesto tecnico, peccato per l’arbitro fin troppo fiscale, ma almeno hai strappato un sorriso a tanti.

V

Al fischio di inizio di Napoli-Empoli, gli azzurri si presentavano da secondi della classe, poiché la Juventus aveva avuto vita facile (…troppo facile si potrebbe dire…) contro il remissivo Chievo, nel lunch match della domenica…a proposito: che noia questo spezzatino! Da grande squadra, il Napoli ha ‘fatto la partita’ e nemmeno lo svantaggio iniziale, piuttosto casuale, ha scalfito la squadra di Sarri. Prima dell’intervallo gli azzurri hanno ribaltato il tutto con i soliti Higuaìn e Insigne, con il bomber che è rimasto in media perfetta (22 gol in 22 partite) ed il talento di Frattamaggiore che prima ha servito un pallone al bacio per il gol del Pipita e poco dopo ha trasformato una punizione che ha rievocato i bei tempi ormai andati, quelli del D10S. Nella ripresa si è assistito al Callejòn-show: due reti e l’assist per l’autogol del toscano Camporese. Ad ogni modo, il migliore di tutti, pur senza andare il gol, è stato ancora lui: Marek Hamsik che con una nuova prestazione da autentico leader, ha trascinato la sua squadra verso la riconquista del comando della classifica, facendola girare con le marce altissime per tutti e novanta minuti. Efficace nel pressing e fantastico tra le linee, si è dimostrato il valore aggiunto nel motore azzurro. Una manita, la sesta stagionale equamente distribuita tra campionato ed Europa League. Una manita per respingere le velleità della Juventus, spesso agevolata dalla strana arrendevolezza dei propri avversari (…basti pensare alla foga con cui il Chievo e l’Udinese affrontano il Napoli e confrontarle al cospetto della vecchia signora…) e da qualche arbitraggio non proprio equo (…basti pensare alle ammonizioni ad Allan e Hysaj, entrambi diffidati, sarà solo un caso?…). Una manita per prepararsi al meglio in vista del febbraio di fuoco, mese in cui, come ampiamente previsto nei mesi passati, sapremo quali potranno davvero essere le reali ambizioni della squadra di Sarri e se davvero potremmo competere fino alla fine per quell’oggetto innominabile. Al momento, sono ben otto i punti di vantaggio sulla terza in classifica, la Fiorentina, ed il margine per assicurarsi l’accesso alla prossima Champions League, senza passare dai preliminari, appare obiettivo realizzabile. Ma, come detto persino da Sarri, non poniamoci limiti. Prima di concludere, un paio di considerazioni sparse. Da Torino, sponda bianconera (…manco a dirlo!…) l’ambiente juventino (non la società, beninteso) ha ufficialmente lanciato il guanto di sfida, in un modo che è ben lontano da quello che fu ‘lo stile Juve’. La vittoria dei bianconeri con il Chievo ed il primato riassaporato, sebbene solo per un paio di ore, dopo circa sei mesi di astinenza, viene commentato così: “…alla faccia di chi fa i saltelli e si nasconde dietro un dito, la Juve pensa solo al sorpasso al Napoli…”. Chi continua a mantenere un profilo basso (Sarri), con la consapevolezza di non essere il più forte ed anche con la giusta dose di scaramanzia, è una persona umile…chi considera questo atteggiamento ‘…nascondersi dietro a un dito…’ è arrogante! Chi critica quella che ormai è diventata una piacevolissima consuetudine, ossia l’abbraccio a fine gara tra squadra e tifosi al ritmo di UN GIORNO ALL’IMPROVVISO, oltre ad essere in malafede, dimostra di avere la memoria corta e dimentica che proprio la Juve, non molto tempo fa, festeggiava sotto la curva alla fine di ogni partita. Continuare a criticare sembra oramai stucchevole e patetico, oltre ad avere la sgradevolezza dell’intimità violata. Ai tifosi bianconeri manca qualcosa che non si compra con i soldi e non si acquisisce con la miriade di scudetti vinti e di stellette: il senso di appartenenza e di identità! In fondo la Juventus è da sempre considerata la squadra d’Italia…la squadra di tutti e quindi di nessuno! Continuare a puntare il dito contro quel ‘…difendo la città…’ non fa altro che confermare questa tesi. Piuttosto grave è, di contro, il sequestro allo stadio San Paolo, delle sciarpe con lo stemma del Regno delle Due Sicilie. L’Italia è il paese in cui si ammette un partito come la Lega, dichiaratamente secessionista; un paese che tollera che negli stadi a nord di Napoli ci si accanisca ripetutamente nei confronti della città partenopea, andando ben oltre lo sfottò ma sfociando nel razzismo più becero e volgare. In un paese così colpevolmente permissivista, è inammissibile che si vieti ai tifosi azzurri di entrare allo stadio con i simboli che rappresentano delle origini e che sono ben lontani dal violare qualsivoglia principio costituzionale. E’ un abuso enorme, l’ennesimo che viene perpetrato nei confronti dei napoletani, in barba al principio costituzionale della libertà di pensiero! Ma adesso, per dirla con Sarri, il pensiero deve essere solo uno: LAZIO!

Riccardo Muni

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