Mai banale, scontato, noioso. Maurizio Sarri, in conferenza stampa, sorprende come il suo Napoli in campo. Non parla mai a caso, colpisce nel segno con affermazioni decise e concise. Ago nel pagliaio di un calcio che va avanti a frasi fatte e stereotipi. Il mister ex Empoli, invece, no. Parla, senza filtri o censure. Oggi, ad esempio, ne ha dette eccome di cose significative. Dall’Empoli, avversario di domani, al mercato di gennaio, passando per Higuain e la linea societaria. Ma andiamo per ordine: colpisce il modo in cui analizza precisamente l’avversario di turno e mette pubblicamente in guardia i suoi dai pericoli che puntualmente poi incontreranno in campo. Conoscere il nemico d’altronde è l’unico modo per batterlo. E quando i giornalisti lo incalzano sul tema mercato, viene fuori tutto il suo essere aziendalista. Perché non impone calciatori da prendere né fa bilanci su quelli che sono stati presi, si limita a massimizzare il valore della rosa che gli viene messa a disposizione. Esaltando chi, di questa squadra, è il valore assoluto: Gonzalo Higuain, tra gol e il dovere di essere determinante. Però, poi, questa continuità comunicativa si arresta nel momento in cui si apre la questione “anno di costruzione o anno di consacrazione?”. Sembra chiaro, visto il mercato fatto, che la società punti decisa sul primo mentre il tecnico sembra stia vivendo l’altro, insieme alla squadra. Nel frattempo non si pone limiti, solo così, infatti, si va oltre le proprie possibilità.
a cura di Francesca Flavio