“Basta poco, che ce vo’?” – E’ l’espressione che si addice maggiormante a Dries Mertens. I calciatori hanno bisogno di 90 minuti per mettersi in mostra, al folletto belga, invece, basta davvero poco. Verso il 70° minuto, di solito, c’è l’avvicendamento: esce Insigne e lui entra. Nessuno si preoccupa. Lui non ha bisogno di entrare in partita, è già in partita. Certo, non è che ciò gli faccia enormemente piacere ma: “Sono un ottimista. Mi sveglio col sorriso e vado a dormire con il sorriso. Sono contento di ciò che sono e di quello che la vita mi ha dato fino ad ora. La mia famiglia mi ha inculcato questo modo di pensare”. Una famiglia il cui fulcro si chiama Kate Kerkhofs. «Suo cugino era un mio compagno di classe alle elementari e la sua scuola era proprio di fianco alla nostra. La incontrai la prima volta quando avevo 11 anni e lei 10. Me ne innamorai subito. Presi una cotta incredibile. Solo qualche anno più tardi, però, al liceo, sono riuscito a conquistarla veramente. Sono innamorato di lei come il primo giorno che l’ho vista». Lei è la parte tranquilla della vita di Dries, una vita che ha scelto di vivere a Napoli. Affascinato dal mito di Maradona è rimasto colpito dalla reazione napoletana alla scomparsa di Pino Daniele: “Ultimamente, le mie playlist sono piene di canzoni di Pino Daniele e io di solito ascolto molta musica rap». Mertens è quello che va ad abbracciare Chalobah, è quello che va ad aiutare i bambini malati in ospedale, e quello che vede un bambino in una foto in Guinea con la sua vecchia maglia e si fa in quattro per fargliene capitare una nuova… (tratto da Il Mattino)