Il suo punto di riferimento, dentro e fuori dal campo, è Lionel Messi, tifa per l’Olympique Marsiglia, non ha altre passioni oltre al calcio e tra 10 anni si vede vincitore di Champions League, Coppa del Mondo e candidato al Pallone d’Oro. Quelle di Jeremie Boga sono idee di un giovane calciatore che abbina fantasia ad ambizione. Sa di doverle bilanciare al meglio senza smettere mai di alimentarle, perché soltanto così si diventa ciò che potenzialmente si è. Per poi affermare se stessi in campo, dire “Io sono Jeremie” e far sì che la gente una volta terminata la partita se ne ricordi. Significherebbe che non sei uno qualsiasi. E Boga non ne ha proprio le intenzioni: basti pensare alle scelte fatte in giovane età per accorgersene. Nasce nel marzo del 1997 a Marsiglia, inizia a calciare con l’ASPTT Marseille e continua a farlo fino al 2009, l’anno dello sbarco a Londra. E, quando qualcuno gli chiede il perché del grande passo, la risposta non può che essere perché partire e crescere al Chelsea ha sempre fatto rima con best decision nella sua testa. Così Boga comincia il suo personale percorso all’interno dell’Academy dei blues e diventa un elemento di spicco del Chelsea under 19 così come della categoria U21. 41 le presenze in quest’ultima, a cui vanno aggiunti 7 gol, 6 assist e la vittoria della Youth League nella passata stagione. Non ha mai esordito in prima squadra, pur inserendosi di diritto nella lista delle grandi speranze del club di Abramovich. Le sirene della Ligue 1 quest’estate hanno iniziato a cantare, qualcuna lo voleva in prestito, qualcun’altra a titolo definitivo. La scelta è ricaduta sul Rennes e il trasferimento è stato definito a titolo temporaneo. Gli inizi sono stati ad andamento lento, e con inizi s’intende le prime 14 gare di Ligue 1. Contro il Reims, invece, è sceso in campo dal primo minuto realizzando la sua prima rete tra i pro nel novembre 2015. Nuovamente titolare contro l’OM e poi nelle prime due sfide del 2016 contro Lorient, che trafiggerà per la seconda gioia personale della stagione, e Troyes. Entrambi di destro, suo piede naturale. Per questo trequartista che tiene il pallone sempre molto vicino, gioca piccolo e accelera improvvisamente. Ha sensibilità nel tocco, baricentro basso e un ritmo pazzesco nel dribbling, quasi da ballerino. Può giocare sia centralmente che sull’esterno nei 3 dietro la punta, lavora con finte di corpo che mandano fuori giri il marcatore ma a volte esagera nel virtuosismo tecnico ed è poco incline al lavoro in fase passiva. Doti da playmaker evidenti quando si abbassa sulla linea di centrocampo per farsi dare la sfera, delizioso nel cross dolce a cercare la torre, da rivedere, però, la preparazione al tiro. Io sono Jeremie; ora ve lo ricordate no?
a cura di Francesca Flavio