La querelle tra Sarri e Mancini ha creato un polverone mediatico di cui il calcio italiano poteva tranquillamente fare a meno, soprattutto per le ripercussioni date alla questione dalla stampa estera. Dopo l’ accusa pubblica da parte del tecnico nerazzurro, e l’invito a vergognarsi, ci sono state altrettanto pubbliche, ma anche privare, le scuse dell’allenatore azzurro. «Mister Sarri ha sbagliato. Ma ha chiesto scusa in ogni sede, gli organi di giustizia sono molto sensibili al ”ravvedimento”. Così si esprime l’avvocato Paolo Rodella uno tra i più importanti esperti di diritto sportivo in Italia:
Lei che idea si è fatto di questa vicenda? «La prima considerazione, lineare ma dalla quale non possiamo esimerci: piuttosto che basarci su quello che i due protagonisti hanno dichiarato, conta soltanto quello che è stato refertato. Gli atti ufficiali di gara daranno piena contezza di ciò che è accaduto. E di come è accaduto».
In che senso? «Non sappiamo se questi presunti giudizi espressi da Sarri siano stati, ad esempio, pronunciati a seguito di una provocazione di Mancini. Tutto questo va contestualizzato. Ripeto, la verità degli atti ufficiali è dirimente ai fini della qualificazione del fatto».
Esiste la possibilità che trovi applicazione il famoso articolo 11 del codice di giustizia sportiva, che regola la responsabilità per comportamenti discriminatori? «Dipende anche dall’interpretazione del referto che farà il giudice sportivo, e poi eventualmente il Tribunale nazionale. Se quella di Sarri verrà qualificata come offesa razziale per motivi di sesso, certamente si tratterebbe della fattispecie più grave. Se verrà riconosciuta come offesa generica, la pena sarà certamente più lieve».
È d’accordo con la tesi dell’offesa pronunciata in un moto d’impeto? «C’è un aspetto molto importante, di cui necessariamente si dovrà tenere conto. Mister Sarri ha chiesto scusa a Mancini in tutte le sedi, sia privatamente che pubblicamente. Anche questo, ai fini della connotazione del fatto e della conseguente sanzione, ha una certa rilevanza. Gli organi di giustizia sportiva sono molto sensibili al ”ravvedimento”, per così dire. Potrebbe essere una valida ragione per schivare l’applicazione dell’articolo11 e far considerare quella di Sarri un’offesa parziale, generica e istintiva».
Sembra che, tra le ragioni della linea difensiva, ci sia un ragionamento di questo genere: Mancini non è omosessuale, quindi chiamarlo così non è discriminatorio. È possibile? «Non mi esprimo sul caso specifico.Ma in astratto è così. È assolutamente più grave e discriminatorio pronunciare un’offesa nei confronti di chi notoriamente è riconosciuto con quel termine, rispettoa chi non lo è».
Più di un anno fa, dopo una sconfitta, Sarri disse: il calcio è diventato uno sport per froci. Queste dichiarazioni possono essere interpretate come una recidiva? «Non so se in passato ci siano state altre situazioni. Ma in genere non hanno un peso rilevantissimo in sededi giudizio».
Sarri ha denunciato a fine partita: Mancini mi ha chiamato ”vecchio cazzone». Rischia qualcosa anche l’allenatore dell’Inter? «La provocazione non è certamente esimente ma certamente attenuante. Sarri potrebbe aver risposto a un insulto grave, certo. Ma avrebbe comunque sbagliato».
Il giudice Tosel potrebbe comminare due giornate di squalifica più un’ammenda a Sarri: le sembra una punizione equa? «Ogni giudizio che possiamo dare è scritto nell’aria, valutazioni e procedimenti esistono solo sulla base degli atti. Ma mi sembra che sia una possibilità verosimile. E che potrebbe essere presa con soddisfazione da Sarri».
Tratto da Il Mattino