Partiamo da lontano, dall’ultimo Luglio per l’esattezza: De Laurentiis rivolta il Napoli neanche fosse un calzino, via il mai amato Benitez ed ecco Maurizio Sarri. L’esperienza, l’eleganza e qualche titolo europeo che lasciano spazio a chi arriva dalla provincia, è sempre in tuta ed ha vinto solo una serie B. Ma soprattutto l’azzardato 4-2-3-1 dello spagnolo che lascia spazio al compatto 4-3-1-2 del professore. E via alla ricerca di punte centrali, di trequartisti e di mezze ali da parte di giornalisti e addetti ai lavori. Non di Sarri, non di Giuntoli, che ha come obiettivo far rendere al meglio il potenziale atomico a disposizione, capace di segnare caterve di gol nelle stagioni precedenti.
Cominciano gli esperimenti: Insigne trequartista convince ma non copre, Mertens punta ha poco raggio d’azione, Callejon è un pesce fuor d’acqua. La svolta non è il passaggio al 4-3-3 nel secondo tempo di Empoli ma quando Sarri ad Agosto toglie categoricamente dal mercato proprio Callejon, nonostante le insistenti voci che lo vogliono di ritorno in patria o al Chelsea. Il campionato parte male, Callejon gioca da titolare alla seconda giornata ma fuori ruolo e si vede. La sua stagione, quella da intoccabile, parte 10 giorni dopo, contro il Brugge in Europa League: tanta corsa sull’out destro, doppietta ed un 5-0 che verrà replicato in campionato contro la Lazio. Siamo al punto di non ritorno, il Napoli diventa inarrestabile, raggiunge la vetta della classifica, ma soprattutto Callejon è tatticamente indispensabile per Sarri. Perché? Perché se la sua creatura raggiunge una solidità difensiva senza precedenti nell’era De Laurentiis il merito è certamente della crescita esponenziale di Koulibaly e Albiol ma va equamente diviso con i polmoni di Callejon. Il tandem destro con Hysaj funziona alla perfezione, quando l’albanese si spinge in avanti, lo spagnolo è già alle sue spalle a fare il terzino. Callejon è il primo azzurro a rincorrere gli avversari, anche lontani dalla sua zona di competenza, con un pressing praticamente a tutto campo. Il raddoppio in marcatura poi è costante, tanto da non lasciare mai nell’uno contro uno il suo collega di fascia.
Detto così pare quasi che Callejon giochi da terzino, in realtà contribuisce e non poco alla fase offensiva, pur avendo fin qui segnato solo in coppa e mai in campionato. Il suo movimento naturale verso la linea laterale del campo infatti apre le difese avversarie, consentendo il facile inserimento dei centrocampisti, di Allan in particolare poiché agisce proprio dalla parte dello spagnolo. La riprova sono i 3 gol messi a segno dal brasiliano, contro la solo gioia in 3 anni di Udinese. Ciò che in ogni caso elegge Callejon a titolarissimo, come già accennato, sono le sue doti fisiche: l’ex blancos è l’unico calciatore per cui non valgono logiche di turn-over, giocando indistintamente sia la coppa che il campionato a differenza degli altri 10 compagni di avventure.
A cura di Mario De Martino