Non si sa esattamente la rivincita di cosa sia. Certo è che ultrà del Napoli e quelli del Legia è come se avessero avuto un conto in sospeso. Nella gara di andata, alla Pepsi Arena di Lazienkowska, non successe nulla: i focosi “Ultra Extreme Fanatical Atmosphere” diedero no come tradizione «fuoco»alla curva in una coreografia che sembrava non terminare mai. Ma nessun incidente, né momenti di tensione. Né prima e neppure dopo la gara. Alla questura di Napoli, però, temevano l’arrivo degli ultrazionalisti tifosi del Legia, famosi in tutta Europa. I «legionari» già a Roma, nel2013, in occasione della gara con la Lazio di Europa League, si resero protagonisti di tafferugli in ogni angolo della capitale. Sono i «Teddy Boys ’95» quelli più temuti: secondo i poliziotti della Vistola, quasi tutti gli appartenenti alle bande criminali di Varsavia, sono prima transitati per questo gruppo. Furono loro ad affrontare gli ultrà russi nel corso di un Polonia-Russia a Euro2012. Vero e propri hooligans da esportazione che lontano da casa si trasformano: nel 2009, alla vigilia dell’Europeo che poi si sarebbe disputato in Polonia nel 2012, il primo ministro Tusk diede il via a una maxi-retata di circa mille ultrà per fermare la violenza nel calcio. Decretando, nel frattempo, la chiusura di una decina di stadi. Compreso quello del Legia. A Napoli gli uomini del questore Marino hanno individuato una serie di sigle presenti: da Wfh ai Warm, dai Bear ai Sun. Per noi, nomi che non dicono nulla. Ed è difficile persino capire se sono o meno gemellati con gli ultrà della Juve perché secondo la Digos il gemellaggio con la curva bianconera si sarebbe interrotto. Questo è quanto riporatto oggi da Il Mattino.