«Ognuno fa il vino con l’uva che tiene». Non può prescindere dalle metafore Giovanni Trapattoni ed aggiunge «I risultati dell’Inter non sono casuali, come quelli del Napoli, anche se raggiunti in maniera profondamente differente: chi vince lunedì sera darà un gran segnale di forza. Soprattutto a se stesso».
È un Inter trapattoniana, d’accordo? «Beh, mica tanto. La mia Inter era unica, con Brehme e Matthaeus che non mi sembrano abbiano gente che gli somigli in questa Inter. È un’altra generazione di calciatori, questa. E i paragoni non sono possibili».
Però anche Mancini vince segnando poco… «Anche questa è una qualità. Credo che stia solo impiegando del tempo alla ricerca dell’assetto tattico più giusto. Al momento non ha molti punti di riferimento, ma presto li avrà e comincerà anche lui a cambiare poco come fa Sarri».
Però vince tanto, proprio come il Napoli. «Quando c’è armonia nel gruppo puoi fare strada sia usando tanto turnover che facendo giocare sempre gli stessi. Quello che conta è l’anima, e mi pare che le due squadre sotto questo aspetto abbiano grande personalità».
Chi vince lo scudetto? Chi segna di più o chi prende meno gol? «Ho l’etichetta del difensivista, ma alla Juve giocavo con Boniek, Platini, Rossi, Tardelli insieme. Più offensivo di me non c’era nessuno. Un po’ come il Mancio: anche lui ha un tridente che può far male in ogni momento della partita. Un’azione, al massimo una seconda… e il gol arriva. Fantastici sotto questo aspetto, non c’è che dire».
Come il Napoli, d’altronde. «Vabbé, lì parliamo di giocatori stratosferici. Higuain non ha rivali nel nostro campionato. Ne ho conosciuti tanti di attaccanti possenti nella mia lunga carriera, ma pochi così decisivi come l’argentino negli ultimi venti metri. Mi ricorda spesso un altro attaccante del Napoli devastante: Careca. E poi c’è Insigne: credo che uno così forte debba essere preso in considerazione dalla Nazionale».
Come ci si rialza dopo un 6-1? «Dice la Roma? È tosto, l’altra sera ricordavo a mia moglie che anche io ho preso una imbarcata di questo tipo pochi anni fa (era il ct dell’Irlanda e lo rimediò nel 2012 in casa con la Germania, ndr) e subito dopo mi ritrovai tutti i critici a massacrarmi e a gettarmi la croce addosso. Per Garcia è stata un’umiliazione ma il campionato è un’altra cosa. Ecco, io direi: ragazzi, fate finta che è stato un brutto sogno».
Cosa deve fare il Napoli per vincere lo scudetto? «Continuare così, ignorando l’entusiasmo della gente, l’euforia contagiosa che circonda le squadre del Sud e che spesso è stata la causa principale di tante delusioni finali. E che io tante volte ho sfruttato per poter vincere i miei scudetti alla Juventus».
Tratto da Il Mattino