Cesare Prandelli un pensierino ad assistere al big match del San Paolo lunedì sera lo sta facendo…Entusiasta di Sarri aspetta che Mancini arrivi al bel gioco, ricercandolo, come faceva da calciatore
Fosse lei l’allenatore dell’Inter, come fermerebbe il 4-3-3 di Sarri? «Mica facile. Proverei a non far ragionare i suoi pensatori in campo, a spezzare il più possibile il ritmo del gioco, a dar fastidio a quel calcio così tanto studiato a tavolino».
A parole, sembra facile. «Ha ragione, a parole. L’Inter ha nella fisicità del suo centrocampo un’arma assai insidiosa per la qualità degli uomini che il Napoli ha là nel mezzo. Sarà divertente vedere come si evolverà la partita, tenendo conto delle mille risorse che ha Mancini a disposizione».
Si decide qui la sfida, nella mediana? «Si decide nella capacità che Napoli e Inter avranno di accorciare il più possibile la distanza tra centrocampo e difesa».
È davvero la sfida scudetto? «Non credo che sarà una corsa a due tra Napoli e Inter. La Juve rientrerà, ho rivisto nei bianconeri in queste ultime domeniche la convinzione di della propria forza. E la Fiorentina di Sousa ha una brillantezza che certo non viene oscurata dal pareggio di Empoli. E tener fuori la Roma è davvero impossibile».
Il pensiero comune: come gioca male questa Inter. «Eppure ha una dote enorme: cerca il gol fin dal primo secondo della partita e intorno a quel gol, che trova sempre, costruisce la partita. Non si vincono solo per fortuna tutte queste gare per 1-0».
Del Napoli si sa tutto, modulo e interpreti. Dell’Inter neppure se gioca a 4 o a 5 in difesa. Chi è avvantaggiato da questo? «Io la penso come Sarri: per vincere lo scudetto basta una rosa di 20 giocatori. D’altronde avere 11 titolari significa aver già raggiunto una identità. E questo dà sicurezza perché è un segnale di gran forza».
Cosa che non ha l’Inter? «Calma. Ha 30 punti, è la capolista. Mancini ha fatto della sorpresa e della mutazione della sua squadra l’arma in più. Pochi giorni fa mi ha colpito una sua frase: ”Questo non è il mio calcio ma adesso mi adeguo”. Uno come lui che da calciatore cercava solo la bellezza, la insegue anche da allenatore. E la troverà».
Chi farà giocare in attacco, secondo lei, al San Paolo? «Sia Icardi che Jovetic. Ma è chiaro che è una partita che un singolo da solo non può vincere. Qui si scontrano due delle organizzazioni di gioco migliori del nostro campionato. E poi a mio avviso c’è solo un calciatore che può fare la differenza in questo momento».
Ovvero? «Hamsik».
Tratto da Il Mattino