Approfittando degli stop di Roma e Fiorentina, il Napoli scavalca i capitolini ed agguanta la seconda piazza a braccetto con la Viola. A pochi giorni dal big match con i nerazzurri, l’Inter capolista è distante solamente due lunghezze; al San Paolo, quindi, in gioco ci sarà il momentaneo primato in classifica. Illazioni a parte, è inutile ricordare quanto le valutazioni effettuate alla giornata numero tredici siano effimere. Ciononostante, il secondo successo stagionale ottenuto in Veneto fornisce degli spunti di riflessione interessanti. Iniziamo il nostro tour da un aspetto essenziale, quello della continuità. Il Napoli, con grande consapevolezza, ha inserito il pilota automatico e non ha alcuna intenzione di scalare marcia: 8 vittorie e due pareggi nelle ultime 10 sfide di campionato, 19 reti realizzate e solo 2 subite, ininfluenti ai fini del risultato. Secondo voci raccolte nello spogliatoio azzurro, Reina, visibilmente adirato, avrebbe richiesto un colloquio con Sarri: “Mister, – l’esordio del numero uno spagnolo – per quale ragione dovrei allenarmi se in campo non ho nulla da fare? A fine gara, ormai, non faccio più nemmeno la doccia!”. Si consoli il buon Pepe: con cinque gare consecutive senza subire goal, ha scavalcato Neuer e stabilito il primato stagionale in Europa. Dati alla mano, il ruolino di marcia dei partenopei è impressionante: se, come dichiarato dal tecnico, “il Napoli non è un rullo compressore”, gli si avvicina comunque parecchio. Un ulteriore aspetto, però, rende la creatura di Sarri unica nel suo genere: il match di Verona, probabilmente, non avrebbe visto trionfare il Napoli del passato. Con nove uomini arroccati negli ultimi 20 metri, infatti, l’undici di Mandorlini ha provato a sottrarre spazi alla fantasia azzurra. Il tentativo è fallito miseramente: Jorginho, nonostante il pressing avversario, ha mantenuto una frazione di passaggi riusciti superiore al 90%, consentendo al Napoli di arrivare al tiro in ben 18 occasioni. Con pazienza, il fortino gialloblu è stato espugnato ed il passivo è stato perfino controllato dai decisivi interventi di Rafael. Il segnale è chiaro: Higuain e compagni hanno un’identità di gioco ed una consapevolezza tale da azzannare anche chi decide di giocare a calci e non a calcio. Dopotutto, non crediate che la partita con l’Inter viaggerà su binari concettualmente differenti: Mancini, da buon stratega, non si esporrà eccessivamente e proverà innanzitutto a limitare le scorribande dei funamboli partenopei. Occorrerà lo stesso entusiasmo e la stessa convinzione per ottenere i tre punti contro la formazione avente la miglior difesa della Serie A.
Calcio in pillole, rubrica a cura di Umberto Garofalo
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