Approfondimento: “Verona-Napoli? Per favore non chiamatela partita di calcio!”

La vetta più alta si è sempre raggiunta lì, lì dove il cartello al traguardo recita “discriminazione razziale”. E’ Verona l’apotesoi del dileggio, è il Bentegodi il punto d’incontro dei pregiudizi d’Italia. Non è calcio, è il frutto di anni di luoghi comuni e malcostume. E’ astio, è rancore, è scontro, è muro contro muro, è livore. La si fa passare per rivalità calcistica, per semplice questione di campanile, ma è l’analisi spicciola e superficiale di chi vuole tagliar corto sull’ argomento. Il pallone non centra, diventa protagonista solo perchè lo si gioca in un luogo dove, nei limiti spesso superati della civiltà, puoi dar sfogo ai tuoi istinti più bassi senza rischiare, in prima persona, di dover rendere conto dei tuoi comportamenti e delle tue opinioni. E allora può capitare che il calciatore napoletano senta il sottofondo un “terrone, terrone” per gli interi 90 minuti, o senta mettere in dubbio la moralità della madre, o venga invitato ad andar via. Non dovrà chiedersi “perchè”, gli basterà alzare gli occhi per vedere uno stadio tappezzato di Vesuvio lavali con il fuoco”, “Benvenuti in Italia”, e “Lavatevi” e non dovrà affinare l’udito per ascoltare cori in cui gli sfottò da stadio non sono mai stati presenti. Alzerà lo sguardo ancora un altro po’, e si accorgerà che non sono i cosiddetti facinorosi delle curve i più astiosi, ma sono le signore in pelliccia ed signori in blazer, seduti sui sediolini delle eleganti tribune, quelli con gli occhi iniettati di sangue e la bocca piena di fiele. E’ Verona, è la città di Giulietta e Romeo, quella che quando vede l’azzurro Napoli perde l’aura romantica e diventa borgata, nel significato negativo e discriminante del termine. Succede sempre, da oltre 30 anni, a Verona è così. Non è una partita di calcio. Verona, però, sa che l’ironia, unita alla genialità dell’ ospite offeso ed umiliato, può distruggere in un colpo solo storia, mito e simbolo di un’ intera città. E’ successo con il famoso “Giulietta è ‘na zoccola”. Verona sa anche che può succedere che, proprio un figlio del Vesuvio, mentre lo si offende in tutti i modi possibili, riesca a buttar la palla dentro e invochi cori offensivi più forti: è successo, lo ha insegnato Lorenzo Insigne! Succede, può succedere, è già successo. Anche questo Verona lo sa. No, non insistete: non è una partita di calcio.    

a cura di Gabriella Calabrese

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