Il Benevento aveva il secondo posto a portata di mano, sarebbe bastata una vittoria per conquistarlo. Auteri sapeva che battere la Juve Stabia sarebbe stata impresa ardua, ma aveva sperato che finalmente la sua squadra si liberasse di antichi tabù e che si riconciliasse con il gol. Invece per poco nella serata del Vigorito non c’è scappata addirittura una sconfitta. Per fortuna della strega,
Migliorini ci ha messo un piede “suicida”, che ha annullato il bel vantaggio di Gomez. Non c’è svolta nel campionato, la posizione di classifica rimane sufficiente, il bel gioco e i gol continuano a latitare. Si è difeso il tecnico giallorosso: «Una sola squadra voleva fare la partita, il Benevento. La Juve Stabia si è solo difesa, affidandosi ai lanci lunghi. Ci manca un po’ di lucidità in avanti, è vero, ma c’è nei ragazzi sempre la volontà di fare la partita. Poi, ovviamente, dipende anche da quello che fanno gli avversari».
Ha sorpreso e non poco la rinuncia in una gara tanto difficile dell’uomo più tecnico dei giallorossi, il regista Andrea De Falco, che era disponibile dopo una giornata trascorsa in castigo per la squalifica: «Ho scelto Cruciani perché avrebbe dovuto fare un certo lavoro fra le linee. Ma contro una squadra che non vuol giocare diventa difficile agire palla a terra».
La scelta non ha pagato, tanto che proprio l’ingresso ritardato di De Falco ha consentito alla squadra giallorossa di rimettersi in linea di galleggiamento. Non è sembrato un caso che l’azione del gol sia partita proprio dai piedi dell’ex anconetano. Rimane e si acuisce il vecchio problema dell’attacco. Il Benevento, oltre all’infortunato Ciciretti, ha dovuto fare a meno anche di Marotta eCampagnacci, entrambi fermatisi alla vigilia del derby. E così gli attaccanti restano ancora malinconicamente al palo: «Non è mai facile – si infervora Auteri – quando tocca sempre a te fare la partita. Mi aspettavo dai miei una gara più tonica, ma in questo momento ci dice complessivamente male in avanti. Creiamo tanto, ma c’è un pizzico di sterilità offensiva. E’ anche vero che abbiamo preso gol in circostanze abbastanza casuali, se avessimo conservato lo zero a zero probabilmente sarebbe finita meglio”. In realtà gli appena otto gol segnati in undici partite sembrano il topolino partorito da un reparto che solo sulla carta ha enormi potenzialità. La crisi degli attaccanti è sotto gli occhi di tutti, forse conviene cambiare qualcosa in fase di impostazione di gioco. Sul piano mentale, Auteri nega che la squadra possa risentire di pressioni esterne. Anzi la sua è una tesi assolutamente opposta: «Altro che pressione! Qui ce n’è davvero poca, la gente è sempre di meno allo stadio e neanche si arrabbia. Il calcio è fatto anche di pressioni, ben vengano dalla gente nei confronti di una squadra che vuole vincere». Come dire: meglio una sana contestazione che la noncuranza. Ma tra una società che non ha un progetto chiaro e una squadra che non decolla, i tifosi sembrano sempre più disamorati della strega che l’anno scorso ha sfiorato per l’ennesima volta la serie B. Corriere dello Sport