Stefano Benzi, direttore di Eurosport Italia, è intervenuto su Radio Crc nel corso della trasmissione “Si gonfia la rete”: “Vivo molte settimane all’anno a Parigi, sarò andato una sessantina di volte al Bataclan. C’erano due miei amici, uno non sta bene. Cerco di andare avanti e capire quelli che sono i miei limiti umani, le persone che una volta si definivano persone di buona volontà devono far qualcosa, lasciare ai figli un mondo migliore di quello che hanno lasciato a noi. Si chiama terrorismo perché si vive col terrore, non si è tranquilli mai. Ma io non cambio la mia vita, non cambierò quello che sono, oggi vado ad un concerto, domani vado allo stadio, a giugno andremo agli Europei in Francia. Ci saranno una valanga di controlli, ma se questi si vogliono far saltare in aria lo fanno ovunque. Il terrorismo non ci deve cambiare. Non ho intenzione di cedere a questi ricatti, mi auguro siano tante le persone che facciano come me. Sto dicendo ai miei figli che la vita deve andare avanti. Molti dipendenti di Eurosport Francia sono musulmani, sono i primi che ho chiamato e si vergognano, sono persone che lavorano come tante altre. Il Bataclan è un teatro che è un’opera d’arte, ha 150 anni, sparavano sulla gente che stava fuori ai locali, l’obiettivo è proprio colpirti quando meno te l’aspetti. I calciatori allo Stade de France saranno colpiti, sono giovani e sentire una persona che ti urla di stare dentro una stanza sentendo gli spari fuori, o vedere un cadavere per terra, non è come vederlo in tv. La sicurezza allo stadio è stata fantastica, hanno fatto finire la partita, hanno portato fuori la gente col minor danno possibile, quelle persone sono state gestite in maniera perfetta. Da un campo di calcio ci si sente proiettati in guerra”.