Con Higuain e Neymar è vero Classico, anche senza Messi

Ci fosse stato il piccoletto con il 10 sulle spalle, Argentina-Brasile non sarebbe stata così «vera». Neymar, principe del futbol bailado, non si troverà di fronte il compagno – se non amico – Leo Messi ma Gonzalo Higuain, tipica garra albiceleste. E il Classico del Sudamerica recupera la sua essenza più pura: un confronto di stili opposti nel modo di vivere e interpretare il pallone che i due attaccanti rappresentano in modo netto, e che con la Pulce si sarebbe confuso in un diluvio di classe concentrata in quel corpo corto. Higuain contro Neymar è il meglio, o quasi, di quanto possa offrire oggi il calcio mondiale. Alimentata dalla voglia di riscatto di entrambi, che tornano in nazionale dopo la Copa America. Il Pipita con il ricordo del rigore sbagliato in finale contro il Cile, O Ney con quello della rissa contro la Colombia. Si sono ripresi alla grande, perché i gol non sono l’unico parametro per definirli.

L’INDISTRUTTIBILE  – Un paio di anni fa, in Spagna, uscì un libro sul Pipita: «Higuain, l’indistruttibile». Lo è fin da piccolo. A dieci mesi rischiò di morire per una meningite fulminante: si salvò ma i dottori dissero che avrebbe avuto problemi di coordinazione. Non si direbbe, visto cosa combina in campo. Nato a Brest dove giocava papà Jorge, detto «El Pipa» (il nasone), debutta a 17 anni nel River Plate, a 18 segna una doppietta decisiva nel Clasico con il Boca, a 19 si trasferisce al Real Madrid, a 21 è il miglior marcatore stagionale dei blancos. Il 2015, fino ad agosto, era stato il suo annus horribilis: rigore fallito contro la Lazio e il Napoli manca la Champions, rigore fallito con il Cile e l’Argentina perde la Copa America. Non dovrebbe essere da questi particolari che si giudica un giocatore, e invece per molti il Pipita non è più lui. Ma è l’indistruttibile, no? Con Sarri – che lo definisce il centravanti più forte in circolazione – Gonzalo rinasce: 9 gol in campionato, una forza dirompente e l’impressione che non si sia mai divertito così tanto. E stasera torna al Monumental, lo stadio del River, dove è cresciuto: uno stimolo in più.

MEGLIO DI LEO E CR7 –  A Neymar il divertimento con il pallone non è mai mancato: fa parte del suo dna. Pure troppo, era una delle critiche che gli venivano mosse. Quest’anno però è scattato qualcosa: dopo l’infortunio di Messi, lui e Suarez hanno segnato tutti i 17 gol del Barcellona (9 per il brasiliano). Questo racconta due cose: una piena assunzione di responsabilità da parte di O Ney e però pure il dubbio che il Sole-Leo abbia in parte eclissato il solido profilo del fuoriclasse brasiliano. Che, secondo i calcoli, è già meglio di Messi e Cristiano Ronaldo alla sua età. Neymar ha segnato in carriera 183 gol in 317 partite, una media di 0,57 reti a gara. A 23 anni, Leo aveva messo insieme 150 gol in 268 partite (media di 0,55), CR7 invece 118 gol in 327 presenze (media di 0,36). Stasera dovrebbe toccare a Roncaglia marcarlo. Potrebbe chiedere consiglio a Gino Peruzzi, convocato all’ultimo da Martino: ai tempi del Velez, annullò Neymar contro il Santos in Libertadores. O Ney finì pure per congratularsi con il difensore. Stavolta non succederà: stavolta, è Argentina-Brasile. Tutto da vedere, su Gazzetta Tv. Fonte: GdS

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