Rugani e Romagnoli, Romagnoli e Rugani. Cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia: la stampa italiana è rimasta stregata da questi due giovani di belle speranze che l’anno scorso hanno dimostrato di poter vivere la A da protagonisti. Ovvio decantarne le lodi adesso, per questo abbiamo deciso di puntare i riflettori su Federico Barba. Centrale dell’Empoli con altrettanto talento ma meno battute giornalistiche ad attestarne il valore. Meno ovvio, meno scontato, ma più avvincente. E’ sempre così d’altronde quando t’imponi di guardare al di là dell’orizzonte del noto per scorgere qualcosa che finirà per meravigliarti. Sorprenderti, farti assaporare il rischio. Con quel cognome lì, poi, il richiamo all’opera di Rossini è d’obbligo. La stessa, ad onor del vero, inizialmente fu un fiasco poi ebbe un enorme successo. Sintomo del fatto che il talento a volte possa non essere riconosciuto subito, mai nel peggiore dei casi. Federico inizia a calcare i campetti romani nel 1999 quando indossa la casacca dell’AS Axa Calcio, lo fa fino al 2007, anno del suo trasferimento alla Cisco Roma. Il tempo di una sola stagione calcistica e la Roma lo accoglie a Trigoria tra le fila del settore giovanile. Percorso glorioso perché costellato da una vittoria nel Campionato Allievi Nazionali e una in quello Primavera. Il passaggio al professionismo lo porta in terra toscana, Grosseto per la precisione, con la formula del prestito con diritto di riscatto e controriscatto. Il classe ’93, nato nella Capitale, mette insieme 19 presenze da titolare in 42 incontri di Serie B e 1 in Coppa Italia. La stagione si conclude in maniera nefasta per la sua squadra, che infatti retrocede, ma riscatta comunque la metà del suo cartellino che la Roma si riprenderà per 400.000 euro. L’annata successiva, 2013/2014, è un giocatore dell’Empoli, stavolta però la formula del trasferimento è la compartecipazione. Ne gioca 14, da difensore centrale e da terzino sinistro. Se il lieto fine l’anno precedente era un miraggio, questa volta c’è e assomiglia tanto alla felicità perché l’Empoli torna in Serie A grazie al lavoro di Sarri e a una squadra mista tra scommesse e gioventù. Il 20 settembre esordisce nella massima categoria contro il Cesena, il 9 novembre di testa, su assist di Valdifiori, urla al gol per la prima volta per poi replicare contro il Genoa da posizione ravvicinata. 20 le volte totali che ha difeso i colori degli azzurri. Nel campionato in corso d’opera ha iniziato col botto, giocando le prime 5 da titolare, Coppa Italia inclusa, per poi perdere la pettorina. Capitale della società toscana che nel giugno 2015 ne ha riscattato totalmente il cartellino, ha conosciuto anche la maglia della Nazionale: 6 volte in Under 19 e 7 nella 20. E’ bravo nella copertura della profondità, sinistro di piede, ha margini di miglioramento in fase d’impostazione. Gioca sul centro sinistra, ha leve lunghe ed è concreto nel disimpegno. Rapido nel riorientamento del corpo, giocatore più tattico che intuitivo. Deve limare la propensione a stringere troppo verso il centro, lasciando spazi tra sé e il terzino di riferimento. Meglio nelle letture delle traiettorie che nell’uno contro uno, bene nello stacco di testa, dimostra un senso della posizione tale da permettergli di frapporsi tra palla e porta per sventare i pericoli. Il soprano della difesa empolese.
a cura di Francesca Flavio