Dopo il 5-0 casalingo rifilato al Bruges, il Napoli apre nuovamente la manita e schiaffeggia i malcapitati campioni danesi del Midtjylland. Un successo fondamentale, mai in discussione, che proietta gli azzurri ai sedicesimi di finale con il titolo di testa di serie. Sarri, all’esordio in una competizione europea ed al secondo anno in massima serie, sta dimostrando l’esperienza di un veterano. Quali sono, nello specifico, gli ingredienti segreti utilizzati dallo “chef” toscano? La rubrica “Calcio in Pillole” è pronta a riassumerli in una esauriente “lista della spesa”!
Attacco supersonico, difesa impenetrabile – Impossibile non partire da qui. Con 21 gol fatti ed 8 subiti (di cui 6 nelle prime tre giornate), il Napoli può vantare il terzo miglior attacco e la seconda miglior difesa del campionato. Spostando lo sguardo verso l’Europa, le statistiche assumono dei connotati disumani: 4 vittorie su 4, 16 reti messe a segno, 1 sola al passivo (in mischia, tra l’altro, con tanto di doppio rimpallo). In 15 partite stagionali, gli azzurri hanno timbrato il cartellino ben 13 volte e mantenuta inviolata la propria porta in 9 occasioni. I numeri, insomma, parlano chiaro: dopo un breve rodaggio, Sarri è riuscito a trovare il bandolo della matassa, conferendo alla squadra un equilibrio ricercato spasmodicamente negli ultimi due anni. Per essere vincenti, dopotutto, è necessario soddisfare determinati requisiti: la fase offensiva e difensiva, in piena antitesi nel recente passato, oggi sono due facce della stessa medaglia, indissolubilmente intrecciate l’una all’altra.
Con Benitez vero spettacolo? – Solidità e risultati a parte, il nuovo Napoli sorprende per il calcio pulito e spettacolare che riesce ad offrire. Escluse le prime tre giornate, necessarie per oliare i movimenti appresi a Dimaro, i partenopei hanno superato il 54% di possesso palla in 10 gare su 12, raggiungendo picchi notevoli nelle sfide con Palermo (70%), Chievo (67%), Lazio (61%) e Midtjylland (59% all’andata, 67% al ritorno). Un giro palla non sterile, ma sinonimo di rapidità, inserimenti e conclusioni verso la porta: in tutte le partite, infatti, gli azzurri hanno provato il tiro in più occasioni degli avversari, non raggiungendo quota 12 shots unicamente nei big match con Milan (8 tiri, vittoria per 4-0), Juventus (9 tiri, vittoria per 2-1) e Fiorentina (10 tiri, altro successo per 2-1). Come se ciò non bastasse, le statistiche portano alla luce un ulteriore dato impressionante: il club di De Laurentiis, nonostante i numerosi contrasti ed intercettazioni, è ultimo nella classifica dei falli in Serie A. Chi l’ha detto che per essere pragmatici bisogna rinunciare allo spettacolo?
Mentalità prima che interpreti – Che sia Maggio o Hysaj, Ghoulam o Strinic, Valdifiori o Jorginho, l’undici di Sarri riesce a riprodurre le stesse giocate e gli stessi movimenti in ogni gara. El Kaddouri, a segno per la prima volta con la maglia azzurra, ha dimostrato di saper sostituire egregiamente un calciatore indispensabile come Callejon. Gabbiadini, nonostante lo scarso minutaggio, è riuscito a siglare già 5 reti, con la media di una ogni 94′. Invertendo gli addendi, il risultato non cambia: è matematica, mister!
Voglia di riscatto – Da Insigne, reduce da un brutto infortunio, ad Higuain, criticato aspramente nel finale della scorsa stagione, passando per i vari Jorginho, Koulibaly ed Hamsik. Tutti, in casa azzurra, hanno il desiderio di mostrare le loro reali qualità, troppo spesso offuscate da una gestione testarda e non ottimale. Il simbolo della rinascita non può che essere Albiol: da birillo, quello “ammirato” l’anno passato, si è ritrasformato in pilastro della difesa partenopea. Un’immagine, inoltre, rappresenta alla perfezione la grinta del ciuccio: contro il Midtjylland, sul risultato di 4-0, Insigne esegue uno scatto massimale per una lunghezza di 15 metri nel tentativo di impedire il rinvio al portiere avversario. Altro che entusiasmo e concentrazione…
Consapevolezza nei propri mezzi – Se il Napoli è reduce da 10 vittorie in 12 gare ed è imbattuto da 14 partite di fila, è anche merito della fiducia che i giocatori hanno acquisito. Gare come quella del Bentegodi (0-0 dopo due legni colpiti) o come quella giocata in casa con la Fiorentina, sono difficili da vincere in assenza di una forte autostima. Gli azzurri, dopotutto, conoscono i propri limiti e lavorano quotidianamente per superarli. Di momenti difficili, probabilmente, la formazione partenopea dovrà ancora affrontarne, ma con la giusta consapevolezza è possibile evitare di perdere la rotta.
Calcio in pillole, rubrica a cura di Umberto Garofalo
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