“L’ULTIMO NAPOLI”. CdS Campania “Per agganciare la Champions serve un’impresa a Di Lorenzo e soci”

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La partita di San Siro con l‘Inter conta soprattutto per la squadra di Calzona che non può perdere altri punti “europei”

 

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P r ima di farsi sfilare lo scudetto della maglia, e lasciare che l’Inter lo cucia meritatamente sulle proprie, il Napoli ha una ed una sola missione: tentare disperatamente di salvare la propria stagione dal disastro – economico e tecnico – e provare a proiettarla in quell’universo luccicante che gli è appartenuto per un bel po’. In quest’ora e mezza in cui due Mondi eguali eppure contrari s’affrontano, c’è una partita che ha un senso o anche no: perché all’Inter, la sfilata di San Siro è utile semplicemente per avvicinarsi alle celebrazioni, che avranno bisogno (aritmeticamente) di appena altri quindici punti, ma che sono destinate a cominciare anche prima di quanto si possa sospettare. È uno scontro tra titani, quelli dell’anno scorso – il Napoli delle meraviglie di Spalletti, campionato vinto con cinque giornate di anticipo ma in realtà conquistato assai prima – e l’Inter stupefacente di Simone Inzaghi, che ha già demolito da un bel po’ la concorrenza e che stavolta ha bisogno semplicemente di dimenticare Madrid e di suturare quella ferita troppo grossa.

 

THE CHAMPIONS. Il Napoli che ha rifatto la Storia e l’ha scandita a modo suo, riempiendo di bellezza quel torneo che ha avuto un solo padrone – se stesso – è sparito da parecchio, in pratica non s’è mai visto: però con Calzona è imbattuto in campionato (due vittorie e due pareggi), è reduce dalla delusione di Barcellona ma grazie al Milan, alla Roma, all’Atalanta e alla Fiorentina può pensare di agganciarsi alla Champions, che potrebbe spalancargli le porte con un quinto posto danaroso e pure prestigioso. A San Siro, contro una corazzata che si porta appresso l’umore sballottato dal Cholo, ci va senza Zielinski – c’è ma non si vede – probabilmente pure priva di Osimhen, con i codici di un calcio ancora tanto difettato soprattutto nella fase difensiva e però con l’orgoglio di chi non può buttarsi via ancora: l’ha già fatto, brutalmente, e ora che ha 90 minuti a disposizione per alimentare un sogno neanche tanto piccolo, vuole pensare che sia possibile attrezzare un miracolo che cosparga il club di benessere.

 

IL TESTIMONE. Con sedici punti di vantaggio sulla seconda, ch’è il Milan, ed una espressione che in Italia cambia, diventa (quasi) regale autorevolezza e ricorda il Napoli del passato, all’Inter questa nottata offre l’occasione per tentare di afferrare record che restino a futura memoria: quota cento è disponibilissima, sta nei fatti, ma pure quota 102, quella della Juventus di Conte, è raggiungibile, con un percorso prossimo alla perfezione, praticamente netto.

Il passaggio di consegne è ormai da calendarizzare, chiude un mini-ciclo e può invece aprirne un altro, e a San Siro lo scudetto ondeggia tra il passato e il futuro, più opaco per il Napoli, che sa niente di sé: per ora, è fuori dalla Champions, rischia di rimanere a guardare pure l’Europa League, è stato sculacciato in Coppa Italia dal Frosinone e non ha altro a cui aggrapparsi che a queste dieci finali che l’attendono. La prima è la più complicata, come suggeriscono le statistiche, che hanno un senso oppure no: negli ultimi sei anni, su undici partite, l’Inter ne ha vinte sette ed ha lasciato solo due pareggi e due successi ai campioni d’Italia uscenti

. E Inzaghi ha messo assieme dieci vittorie di seguito. A Calzona ne basta una – stasera – per pensare che ci sia ancora un orizzonte in cui provare a tuffarsi.

E poi, un giorno, si lascerà scucire lo scudetto. fonte: CdS

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