Il lumicino che s’era acceso dopo la vittoria sulla Juventus (e non c’è bisogno di motivare quale importanza rechi con sé a Napoli la posta in palio del match contro la Vecchia Signora, sia che si lotti per il tricolore sia che ci si debba aggrappare con ogni forza ad un posto in Europa), s’è puntualmente spento in nemmeno cinque giorni dopo l’amaro 1-1 contro il Torino.
Il pareggio contro la squadra di Juric allontana ulteriormente gli azzurri dal quarto posto e fa del ritorno degli ottavi di Champions contro il Barcellona l’ultimo – o quasi – snodo cruciale dell’anno. Superare i blaugrana e qualificarsi ai quarti di finale, oltre ad eguagliare il cammino della scorsa stagione, significherebbe da un lato dare un senso al finale di un’annata travagliata, mentre dall’altro provare a migliorare il ranking Uefa che porterebbe in dote il nuovo Mondiale per Club statunitense in programma fra il giugno e il luglio 2025. Traguardo di prestigio e sostanzioso, per il quale il presidente De Laurentiis ha annunciato un premio di 10 milioni di euro a Di Lorenzo e compagni in caso d’ingresso.
Uscire indenni dall’Olimpico di Montjuic (il Camp Nou è in via di ristrutturazione) non sarà ovviamente una passeggiata di salute: entrambe le squadre arrivano al match con importanti defezioni e senza la brillantezza delle giornate migliori. Il Napoli dall’arrivo di Calzona ha sì ritrovato maggior verve, ma certo non si può dire di esser tornati ai fasti del ciclo spallettiano, allo stesso modo i blaugrana – privi di de Jong, Pedri, Gavi e Balde, con Marcos Alonso e Ferran Torres in dubbio – sono distanti dalla vetta della Liga e già alla ricerca del successore di Xavi. Tradotto: per Barcellona e Napoli quella di martedì è un’ultima spiaggia.
Si ripartirà dall’1-1 dello scorso 21 febbraio, quando gli azzurri avevano appena accolto in panchina il ct della Slovacchia, chiamato a risollevare un ambiente ormai rassegnato. In quel momento nessuno avrebbe immaginato di potersi giocare a viso aperto il passaggio del turno. Ora il Napoli è pronto.
Riccardo Cerino