A MENTE FREDDA: Tutte le curiosità su Cagliari-Napoli

Approfondimento su Cagliari-Napoli

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La sfida tra Cagliari e Napoli da qualche anno a questa parte è davvero molto sentita da parte dei tifosi isolani.

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Si è giocata ieri alle ore 15:00presso lo stadio “Unipol Domus” la gara tra Cagliari e Napoli, valida per la 26° giornata del campionato di serie A. Una gara terminata sul risultato di 1-1 grazie alla reta di Osimhen su assist di Raspadori (CLICCA QUI) e al pareggio al 96′ ad opera di Zito Luvumbo.

Ecco, di seguito, i principali spunti del match:

  • Il discorso da chiudere: allucinante. L’unica parola da utilizzare per analizzare questa stagione del Napoli al 26/02, quando mancano ancora tredici giornate alla fine del campionato. Il Napoli, turatevi il naso se non volete ascoltare, in una stagione disgraziatissima come questa deve battere mercoledì il Sassuolo e arrivare ai 40 maledettissimi punti. STOP non ci sono altre aspettative e mettiamo in conto che a fine stagione anche Torino e Monza probabilmente ci avranno superati in classifica. Perchè, come suggeritomi da un carissimo amico, questa annata con le dovute proporzioni ricorda la terribile stagione 97/98 quando avremmo potuto cambiare anche dieci allenatori senza riuscire a evitare la retrocessione.

 

  • La triade: al 26 febbraio bisogna fare un’analisi più profonda rispetto ai due punti lasciati a Cagliari al 96′, perchè questa gara ha inciso zero sulla stagione ampiamente compromessa da tempo (chi ha il piacere/dispiacere di leggermi sa che dopo Napoli-Monza è finito il sogno Champions). In estate ADL ha scelto, dopo un casting dove gli unici due nomi spendibili erano Italiano e Thiago Motta, un tecnico le cui azioni erano ormai in calo fortissimo come Garcia. E la sua gestione è stata molto negativa sotto diversi aspetti (tecnici/fisici/relazionali) tanto da essere esonerato a novembre. Successivamente però si è affidato a un amico (Mazzarri) che aveva smesso di fare l’allenatore da diversi anni e i cui risultati lo hanno dimostrato. L’onestà ci impone di dire che una settimana fa la scelta di affidarsi al terzo uomo Ciccio Calzona non sta cambiando molto la storia. Bravissima persona, ottimo secondo di Sarri e Spalletti, una carriera da selezionatore iniziata a 53 anni con promettenti risultati. Ma fare l’allenatore di campo quotidianamente con calciatori che non giocano per la propria Nazione è tutta un’altra cosa. Alternare in una sola stagione sulla panchina dei campioni d’Italia tre persone (di cui solo uno in attività seppur in calo) è uno dei più grandi scempi gestionali che sta producendo record su record negativi.

 

  • Gli attributi: e ora andiamo a parlare anche del neo tecnico partenopeo, all’esordio in serie A. Dopo Napoli-Barcellona si era presentato in conferenza stampa spiegando la sostituzione di Kvaratskhelia e Osimhen con le seguenti parole “Io non guardo in faccia a nessuno“. Tutti a pensare a un sergente di ferro che potesse far tremare lo spogliatoio, mettendo fuori dagli undici titolari tutti coloro che non sputassero l’anima. Poi però dopo quattro giorni a Cagliari ci ritroviamo Zielinski titolare in compagnia di tutti gli alfieri dello scorso scudetto. Settantotto minuti di inutilità perchè “Pietro” al primo calcio decide di alzare bandiera bianca per i successivi sessanta minuti. Nel finale esce Mazzocchi per lasciare spazio come terzino destro (a quattro) al lentissimo e altissimo Ostigard e poco prima ricompone il centrocampo a tre robotico “Lobotka-Anguissa-Cajuste” salvo poi prendere gol in contropiede a difesa schierata con otto calciatori difensivi in campo. Evidente deve stargli particolarmente antipatico Kvaratskhelia (maluccio ieri, ma non mi pare che negli ultimi due mesi Politano o Simeone brillino di luce propria). E sognare di aver visto qualcosa di diverso contro il Barcellona è una mera illusione di una stampa filopresidenziale che non ha il coraggio di guardare coi propri occhi provando a liberarsi dalle catene di un padrone troppo ingombrante.

 

  • Il mercato sconfessato: abbiamo (HO) aspramente criticato tutti e tre gli allenatori transitati all’ombra del Vesuvio tra l’estate, l’autunno e la primavera, senza mai dimenticare che gli errori di questa stagione finita già a dicembre sono catalizzati tutti in un unico snome e cognome: Aurelio De Laurentiis. Alt non ci provate! Nessuno gli toglierà i meriti per un ventennio di altissimo livello con risultati economici eccezionali (UN VANTO). Ma non possiamo scordare le scelte di tecnici e direttore sportivo, fatte quasi come quando per lavori di ristrutturazione importanti ci si affida in economia al CUGINO TUTTOFARE. Stesso disastro sul mercato estivo, in entrata ma purtroppo col senno di poi (e poco prevedibilmente) anche in uscita. Ma non dimentichiamo le promesse per la sessione invernale, dove alla fine sono stati presi quattro calciatori che non hanno risolto i problemi cronici di questa rosa. I centrocampisti, Traorè e Dendocker, per motivi diversi sembrano più dei riempitivi casuali presi al discount (col maliano reduce da una lunghissima degenza e il belga arrivato e non inserito neanche nella lista Champions). Del centrale si è decisi di farne a meno, trovandosi di fronte a disastri come quello commesso da Juan Jesus a Cagliari difficili da raccontare. E non va molto meglio nemmeno agli unici due veri innesti. Mazzocchi e Ngonge, che giocano rispettivamente solo in caso di necessità o scampoli di partita nel finale. Caro presidente ci dica che sta lavorando per portare Petrachi o qualcuno di simile come dirigente e che affiderà a lui la scelta di un allenatore di professione. BASTA AZZARDI…

A mente fredda è a cura di Marco Lepore

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