L’ultima riunione risale all’inizio della settimana scorsa. Forze dell’ordine, Viminale e Lega Serie A allo stesso tavolo. Per affrontare un argomento che, a nominarlo, genera ancora sospetti e scetticismo: il riconoscimento facciale negli stadi. Nel programma di riforme che la Serie A ha portato in Figc era l’ultimo punto di discussione. In realtà è tra quelli più avanzati. E, anche se nessuno lo dice apertamente, l’obiettivo è riuscire a introdurlo in tutti gli stadi già dalla prossima stagione. All’Olimpico di Roma un sistema del genere è già in funzione, almeno nelle curve, grazie al parere positivo del Garante per la privacy: si chiama Reco Finder e lo ha sviluppato la società Reco 3.26, che fornisce anche altri sistemi automatici di riconoscimento immagini (Sari) alle forze dell’ordine. E (più o meno) – sfruttando sistemi di intelligenza artificiale – funziona così: le telecamere ai tornelli permettono di scansionare il volto di chi entra, associandolo al nome che compare sul biglietto. Lo fanno attraverso un sistema basato su reti neurali che confrontano quel volto con quelli nel database. Poi, su istanza di un magistrato, in caso ad esempio di una fattispecie criminosa o di una violazione grave, la polizia può accedere al software per rintracciare un soggetto e posizionarlo all’interno dello stadio per provare la flagranza, o magari associare un’immagine a un nome. Chiaramente, è più difficile applicarlo su chi entra col volto coperto, ma funziona. E anche in casi recenti di scontri a Roma è stato fondamentale. L’obiettivo della Serie A è estenderlo a tutti gli stadi. Anche per fare in modo che sia più semplice arrivare a espellere a vita i violenti: un protocollo d’intesa del 2017 fir-mato con Figc, Coni, Viminale e Ministero per lo Sport già permette alle società il ritiro del gradimento, ossia non vendere biglietti a persone responsabili di violazioni, come ad esempio i cori razzisti. Con questa nuova tecnologia diventerà più semplice identificare colpevoli e impedirne l’accesso. La questione è delicata, però. Perché presenta anche aspetti normativi delicatissimi e controversi: per questo club e ministero lavora-no a soluzioni per quegli aspetti tecnici non insuperabili e per creare un varco normativo che ne permetta l’uso. Il trattamento dei dati biometrici infatti è disciplinato dal Garante (che più volte ha bloccato l’installazione in luoghi pubblici di sistemi di rilevamento biometrico) e dal Regolamento generale sulla protezione dei dati dell’Ue del 2016. Ora anche dal nuovo regolamento europeo sull’IA, che prevede l’ampliamento dei divieti, ma con la possibilità di utilizzare l’identificazione biometrica da parte delle autorità in spazi pubblici, sempre tutelando i cittadini. Anche perché in alcuni paesi già se ne fa un uso più massiccio e quasi indiscriminato: esistono software che permettono, partendo da un volto, di tracciare tutti i luoghi visitati da quella persona nelle ultime 24 ore. In Italia attualmente non è possibile. Ma il riconoscimento facciale comporta dei rischi: la profilazione di Stato, l’hackeraggio di dati biometrici il rischio di errore di persona, per quanto questo venga dimezzato ogni anno. Ma ha anche permesso negli anni di rintracciare pericolo- si criminali. Metterlo al servizio del calcio non cancellerà la violenza dagli stadi, né i cori razzisti. Ma può fare in modo che ogni violento preso, in uno stadio italiano non possa entrare più.