FOCUS – Alla scoperta di Dendoncker, il centrocampista che allevava i maiali

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«Mamma, papà, venitemi a prendere. Questa non è casa mia»
Quante volte Leander Dendoncker deve aver ripetuto queste parole dall’altro capo del telefono. È il 2009, ha da poco compiuto 14 anni e l’Anderlecht lo ha convinto a trasferirsi lontano dalla famiglia per credere di poter davvero diventare un calciatore. Ieri, quindici anni più tardi, il centrocampista belga ha cominciato ufficialmente una nuova avventura al Napoli, pronto a trasformarsi ancora una volta e mettersi a disposizione del suo allenatore, caratteristica principale della sua vita.

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Casa sua non è mai stata Bruxelles. La vita di Dendoncker comincia e finisce a Passchendaele, villaggio belga famoso per due cose soltanto: il formaggio buono e una delle battaglie più iconiche della prima Guerra Mondiale, combattuta dai britannici contro i tedeschi. Il futuro in Premier League era evidentemente scritto nel destino. In quella frazione belga di poche anime cresce Leander: lo fa prevalentemente nella fattoria di famiglia, dove il papà lo fa lavorare tra maiali e mucche, a spalare per ore, a servire mangime. A fine giornata, però, quando il lavoro è ultimato, il piccolo Dendoncker trova rifugio in un campo di calcio costruito proprio ai margini della fattoria di famiglia.
Ci gioca per ore e ore con il fratello maggiore Andres e il minore Lars. Tutti e tre diventeranno calciatori, realizzando il sogno del papà che si era ritirato troppo in fretta per sfamare la famiglia. La fattoria è stata venduta pochi anni fa, dopo il passaggio in Premier, ma il lavoro fisico non spaventa il mediano tuttofare belga che telefonava a casa tre volte al giorno solo per lenire il dolore della distanza. Ma non si arrenderà mai. E presto il campo prenderà il sopravvento. All’Anderlecht fa tutta la trafila, diventa leader delle giovanili e poi anche professionista. Vincerà due campionati e indosserà la fascia da capitano prima dei sogni di gloria.
La Premier era il fine, il Wolverhampton il mezzo giusto. Per quattro mesi sta in panchina, ma Dendoncker non perde la calma: studia, si mette a disposizione, poi ruba la scena e Nuno Santo non può più fare a meno di lui. Sarà un crescendo continuo tra i Wolves e la nazionale, con cui partecipa a due Mondiali. Il prezzo lievita fino a 40 milioni di euro, poi lo stop: prima con Hasenhuttl e poi con Emery non trova spazio. In questa stagione appena 114’ in Premier. Il primo incontro con Napoli arriva al Torneo Viareggio 2014 quando sfida gli azzurri: oggi a Castel Volturno ritroverà Nikita Contini, che in quella partita di dieci anni fa aveva provato a superare più volte senza riuscirci.
Senso del gol – 11 reti in Belgio, 13 in Inghilterra – nonostante le attitudini spiccatamente difensive, Dendoncker fa della forza fisica e dell’attenzione i suoi punti di forza. In Belgio ha imparato i segreti del 4-3-3, in Premier le sfumature della difesa a tre. Se servisse, può scalare anche nel pacchetto difensivo e fare da braccetto o difensore centrale senza arretrare di un centimetro. Perfetto per Mazzarri, dunque. E anche per lo staff medico: ieri il dottor Canonico è stato il primo volto azzurro incontrato a Villa Stuart a Roma all’arrivo in Italia, i dati di Dendoncker sono da macchina quasi perfetta. Nelle ultime sei stagioni ha saltato appena undici gare, l’ultimo stop risale a tre anni fa. Linfa fresca e vitale per le voglie azzurre di quarto posto. 
Fonte: Il Mattino
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