Gazzetta – Falso in bilancio, ADL è sereno: il Napoli rischierebbe solo in un caso

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Ancora plusvalenze. E stavolta al centro c’è il Napoli. La Procura di Roma ha infatti notificato ieri l’avviso di chiusura indagini sul club azzurro e Aurelio De Laurentiis, accusato di falso in bilancio per l’affare Osimhen così come i membri del Cda, tra cui la moglie del presidente Jacqueline Baudit e i figli Edoardo e Valentina. Rischiano tutti fortemente il rinvio a giudizio.

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L’indagine Ma torniamo al Napoli. La questione qui riguarda l’acquisto dell’attaccante dal Lilla nel 2020 per 71,2 milioni, quando il Napoli spedì in Francia come parziale contropartita quattro giocatori (Karnezis, Palmieri, Liguori e Manzi) valutati circa 20 milioni. Una cifra che ha destato immediatamente sospetti, prima nella Procura federale, poi in quella della Repubblica.
A dare il via all’inchiesta erano stati i magistrati di Napoli che a giugno dello scorso anno avevano iscritto il club, il presidente e il Cda nel registro degli indagati, ipotesi di reato dichiarazione fraudolenta e appunto falso in bilancio. Ad agosto l’indagine era stata spostata per competenza territoriale a Roma, dove era stato approvato il bilancio del club. Ieri il nuovo importante atto formale. De Laurentiis ha ora 20 giorni per difendersi, quindi i pm che seguono il caso – Lorenzo Del Giudice e Giorgio Orano – decideranno se archiviare (difficile arrivati a questo punto) o procedere con la richiesta di rinvio a giudizio.
Stando a quando dice il legale di De Laurentiis, Fabio Fulgeri, il presidente – a Riad per la Supercoppa – è «assolutamente tranquillo», tanto che ieri sera ha assistito con la famiglia a Inter-Lazio. Gli ha già comunicato che alla presentazione di una memoria difensiva preferisce farsi ascoltare per chiarire la propria posizione. «Prima però dobbiamo vedere gli atti e capire che cosa ci viene contestato – continua l’avvocato -, l’inchiesta di Napoli con ipotesi di reati tributari è stata archiviata. Potrebbero esserci elementi in più».
Quello che preoccupa di più il Napoli e i suoi tifosi sono i possibili risvolti sportivi. Il Procuratore federale Giuseppe Chinè ha già deciso di chiedere formalmente gli atti di indagine. Potrebbe infatti ripetersi quanto accaduto alla Juventus, con processo riaperto grazie alle carte di Prisma e nuovo giudizio (concluso poi con 10 punti di penalizzazione). Sull’operazione Osimhen la Procura Figc aveva già indagato nel 2021: il 15 aprile 2022 il Tribunale federale aveva prosciolto club e dirigenti deferiti, decisione su cui Chinè si era visto poi respingere (il 17 maggio) il ricorso alla Corte federale d’Appello.
Adesso però le cose potrebbero cambiare: il Codice di Giustizia sportiva prevede infatti il ricorso per revocazione nel caso in cui emergano «fatti nuovi la cui conoscenza avrebbe comportato una diversa pronuncia». Dal momento in cui riceverà le carte, Chinè avrà 30 giorni per verificare la presenza di novità rilevanti e chiedere la revocazione che obbligherebbe il Napoli e i suoi dirigenti a presentarsi davanti alla Corte d’Appello Figc per un nuovo giudizio. E qui si rischierebbero nuove sanzioni, compresa la penalizzazione di punti. La Juve, questo, lo sa bene.
La questione per i bianconeri non è ancora chiusa. L’inchiesta Prisma va avanti e anche qui è alta la probabilità che si arrivi al rinvio a giudizio per i dodici indagati, da Agnelli a Nedved, Arrivabene e Paratici. Passata lo scorso settembre dalla Procura di Torino a quella di Roma (che le ha allargata al bilancio al 30 giugno 2022), l’indagine su plusvalenze e manovre stipendi si è chiuse lo scorso 22 dicembre con le stesse ipotesi di reato formulate dai pm piemontesi, ovvero falso nelle comunicazioni sociali, manipolazione del mercato, ostacolo all’esercizio delle autorità di pubblica vigilanza e dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti. L’attesa cresce.

Fonte: Gazzetta dello Sport

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