“Ce l’ho a morte con Garcia”

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In diretta su Napolità di Salvatore Pengue è intervenuto Fabiano Santacroce, ex difensore del Napoli: “Il Dragusin di turno viene portato in alto, ma il difensore non è forte da solo, deve esserlo di reparto. Quando tutta la squadra lavora in una certa maniera, il singolo viene esaltato, vediamo Rrhamani l’anno scorso che era esaltato, quest’anno è un brocco. Per questo dico: occhio a chi si prende. Se si interviene sul mercato, bisogna stare attenti. Dragusin, per me, è forte fisicamente, aggressività pazzesca, buona tecnica, lo reputo un ottimo difensore, ma non sarebbe stato quello che avrei voluto a Napoli. Perez? Mi piace, ma resta un ragazzo, torno sempre al discorso di prima. Sono consapevole del fatto che la politica degli acquisti del Napoli, come tutti sappiamo, resta su gente giovane, ma se si potesse, andrei più a prendere un Demiral, gente con esperienza che abbia vissuto squadre importanti e sappia cosa significa stare in un contesto di questo tipo. Garcia? Impazzisco. Come si fa a venire a Napoli e dire che non ha mai visto una partita del Napoli? L’anno scorso, qualsiasi allenatore, che sia per studiare o per piacere, hanno guardato una partita del Napoli. Come fai a presentarti, dopo che sei stato cacciato via da campionati inesistenti, e dire di non aver visto partite così belle? Quel Napoli era bello, come lo era il Barça di Guardiola, per un appassionato, ma soprattutto per un addetto ai lavori, non è concepibile dire di non aver visto il Napoli dell’anno scorso. Ce l’ho a morte con lui. Guerra tra Osimhen e procuratore di Kvara? Poesia. Sotto un post di Victor, ho chiesto di togliergli il telefono. Fosse successo a me, sarei andato nello spogliatoio e ne avrei parlato, questo poteva essere la giusta strada. Rispondere in quella maniera mi è sembrata una cosa da bambini, durante un campionato non puoi permetterti queste cose. Donadoni? Uno di quelli che ha dato tanto al Napoli. Sicuramente non dal punto di vista dei risultati sul campo, ma è lui che ha iniziato a far rinnovare tutto. Ci ha dato un senso, una professionalità, che è aumentata nel corso degli anni. È stato il primo a far cambiare tutto. Donadoni ha alzato il livello in una maniera assurda, è stato molto importante per il Napoli, ma nessuno lo sa. Aneddoto su De Laurentiis? Una cosa che ancora non ho capito, ancora ci penso. Era l’anno dell’Inter di Mourinho, avevamo vinto in casa con il gol di Zalayeta, abbiamo dato l’anima spinti dal pubblico, uno spettacolo unico. Eravamo davvero felicissimi, arriva il presidente a fine partita e gli chiediamo un premio che non ci concede. Lo stesso anno, o quello dopo, andammo a Milano contro il Milan di Ronaldinho, perdemmo giocando un’ottima partita il presidente arriva nello spogliatoio e ci dice che ci siamo meritati un premio. Non ho mai capito il senso di quel premio (ride, ndr). Lui è questo, è così”

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