SUPERLEGA – «Difendono il calcio… dopo averlo comprato». Branchini: “Superlega? Uefa e Fifa nel caos Per loro è l’ennesima sconfitta”

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Ventiquattro ore dopo la decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, arriva la sentenza di Giovanni Branchini: «Il calcio non è in vendita? Perché, l’hanno comprato Uefa e Fifa? E quando?». Rito abbreviato, pronuncia per direttissima e senza filtri. Ceferin e Infantino sono da tempo nel mirino degli agenti, i quali si sentono schiacciati da un nuovo regolamento calato dall’alto che impone loro un tetto alle commissioni fissando un limite ai mandati. A Zurigo, con la complicità di Nyon, lo hanno approvato senza coinvolgerli: secondo le istituzioni, i procuratori fanno parte della famiglia del calcio solo quando devono rispondere delle cifre a sei zeri che incassano. Branchini, 67 anni, è un riferimento per tanti suoi colleghi, anche nelle battaglie per i diritti della categoria.

 

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La sentenza sulla Superlega era prevedibile? 
«È l’ennesima sconfitta di Uefa e Fifa. In un mondo normale, un minuto dopo i grandi capi avrebbero dovuto dire “scusateci, sediamoci a un tavolo e parliamo”. Invece vanno avanti, imperterriti, nonostante il caos che si sta generando. Immaginavo che un giudice terzo potesse riconoscere l’abuso di posizione dominante e la mancanza di concorrenza leale. Ma già da ieri è scattato il sistema dei ricatti».

È un colpo tale da spazzare via le istituzioni come le conosciamo? 
«Il calcio ha bisogno di Uefa e Fifa, ma con un approccio diverso e più collegiale nella risoluzione dei problemi».

 

A proposito di diritti e giustizia, vede similitudini con il nuovo regolamento agenti?
«Quello che i tribunali di tutto il mondo stanno bocciando e che l’Italia finge che non sia un problema per non offendere i potenti?». 

Proprio quello.
«Le similitudini con la sentenza Superlega sono tristi e palesi. C’è incertezza e così il mercato è fortemente condizionato. Nel nostro Paese c’è una legge scritta bene e non si capisce perché si dovrebbe recepire un regolamento che ha mille falle. La categoria degli agenti, al netto di “associazioni fake” di facciata, non è stata coinvolta. Se in questi cinque anni le istituzioni avessero fatto rispettare le norme, provando a salvare i talenti e il futuro del calcio, non ci sarebbe stato bisogno di questo regolamento».  

 

Fonte: CdS

 

 

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