Non solo la Superlega. Ieri la Corte UE ha messo in discussione un altro pilastro dell’Uefa, stavolta prendendo in considerazione il parere dell’avvocatura a firma Szpunar relativo agli “home trained player”. È il caso che l’Anversa aveva portato all’attenzione dei giudici, contestando la regola che impone di inserire nelle liste dei calciatori formati in quel Paese (i famosi 8 “local” per giocare le coppe).
Anche questa, secondo la Corte, rischia di diventare una violazione dei trattati, con riferimento alla libera circolazione dei lavoratori come per il caso Bosman del 1995. Secondo i giudici, «il talento e il merito giocano un ruolo fondamentale» e privilegiare giocatori formati in un determinato Paese può portare a una «discriminazione indiretta basata sulla nazionalità». La Corte ha rinviato la questione alla giustizia belga, lasciando aperta la porta all’Uefa e alle federazioni, che potranno dimostrare la bontà della norma a salvaguardia dei vivai. A riportarlo è il Corriere dello Sport.