CdS – Il commento di A. Barbano: “San Mario Rui, e sia detto senza profanazione”

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Il giornalista Alessandro Barbano, nel suo editoriale per il Corriere dello Sport, commenta la vittoria del Napoli ieri sera al Maradona sul Cagliari per 2-1.

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San Mario Rui, e sia detto senza profanazione. Perché è con il portoghese che la partita cambia volto. È con il portoghese che il gioco tra le linee si fa imprevedibile. È con il portoghese che il Napoli ritorna il Napoli. Quello che sorprende con l’intuito, prepara con la classe, esegue con il carattere dei campioni d’Italia. E sarà pure casuale, ma casuale non è, perché è con Mario Rui che Osimhen e Kvara ritornano a essere Osimhen e Kvara. Quelli che affondano perché ci provano, e passano perché ci credono. Il Napoli da scudetto è un prodotto corale. Ventidue gambe e una sola anima. Ma come in tutti i circuiti elettrici in serie, se la corrente s’interrompe in un punto, l’intera rete si ferma. Il Napoli non può prescindere da due esterni di ruolo e di qualità. E non può prescindere da due centrali all’altezza del compito.

Certo, raccontando questa preziosa vittoria che rilancia gli azzurri in zona Champions, viene facile dire che il merito è tutto del pallone d’oro nigeriano. Che prima svetta come ci aveva abituati l’anno scorso nel cuore dell’area di rigore e piega le mani a Scuffet. E poi sfonda, palleggiando e trascinando il pallone tra un nugolo di gambe isolane, per offrire al gemello georgiano la palla della vittoria. Possiamo rallegrarci di questa straordinaria intesa che è un capolavoro di tattica ma anche e soprattutto una comunione di anime. Poiché Kvara e Osimhen si rispettano e si amano come solo due grandi e umili campioni sanno rispettarsi e amarsi. Possiamo contare che questo sodalizio ritorni a essere una spina nel fianco di avversari di maggior calibro del Cagliari. Ma senza la pressione corale del centrocampo e degli esterni, il carattere dei due fenomeni non può venire fuori. Tanto più se per tre quarti di gara due lottatori seriali come Nandez e Goldaniga offendono, impuniti dall’arbitro, la maggior classe dei gemelli.
Se però il Napoli può affondare da destra e da sinistra, può cambiare marcia e passare tra le linee con l’esperienza di Di Lorenzo e Mario Rui, se può triangolare corto, o incrociare sulla fascia scambiandosi di ruolo, se può sorprendere come il calcio deve sorprendere, allora non si faranno prigionieri. Anche se si ha di fronte una provinciale attrezzatissima, e allenatissima a un catenaccio esemplare come il Cagliari di Ranieri, una squadra in palla che ha carattere, raziocinio tattico, furbizia offensiva e qualche colpo proibito. Tanto per fermare gli avversari, approfittando dell’indulgenza dell’arbitro, quanto per battere Meret con una ginocchiata preceduta da una finta, con cui Pavoletti ruba il tempo a Juan Jesus.
Il Napoli però è tornato. Non è il Napoli che domina, incanta e realizza con la facilità dell’era spallettiana, ma è già il Napoli che gioca a memoria con una consonanza d’intenti e uno spirito di gruppo da inchinarsi al lavoro di Mazzarri. Chapeau!
Il resto verrà. Con il lavoro dentro e fuori lo spogliatoio, con i risultati, con il mercato che speriamo porti al tecnico azzurro qualche alternativa nei ruoli dove la corrente è più fragile. La stagione è ancora aperta dentro e fuori i confini nazionali. Merita qualche generosa sorpresa della Befana”.
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