Puntare tutto sul dialogo e sul divertimento da ritrovare

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L’edizione odierna de la Gazzetta ha sottolineato come Mazzarri abbia avuto poco tempo, ma anche pochi giocatori, causa sosta delle Nazionali per affermare i suoi principi di gioco e che, più che altro, dare una scossa a livello motivazionale. Di seguito quanto evidenziato dalla nostra redazione: «Ma intanto il tempo irreparabilmente fugge». E l’allenatore ne ha davvero pochissimo per lavorare con la rosa al completo, tra gli infortuni e l’esodo dei nazionali, consueta conseguenza della sosta, che si concluderà oggi. In un periodo così ristretto, è utopia immaginare di trasmettere filosofia e principi di gioco. Il tecnico ne è assolutamente consapevole, fa parte delle dinamiche naturali che il ruolo gli impone. Meglio rivedere in modo accurato gli spartiti che ogni calciatore deve eseguire. L’applicazione e la partecipazione dei singoli sono fondamentali per rimodellare la squadra. Così Mazzarri è partito da una serie di concetti, un mantra da introiettare e riproporre. Si è rivolto alla testa dei suoi uomini, motivandoli. Il cambiamento deve essere foriero di positività, per liberarsi dalle scorie recenti e ritrovare quell’impulso ancestrale di divertimento che è stato smarrito. Convincersi di essere forti è un altro aspetto imprescindibile. D’altronde, il Napoli è primo per possesso palla e conclusioni tentate in Serie A, nonostante tutto. Una buona base di partenza per chi deve tradurre le novità nella maniera meno traumatica. Il solco è stato tracciato male dal suo predecessore, a lui il compito di rimettersi sulla strada maestra.

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Diversi incontri individuali si sono susseguiti in questi giorni. Le sovrapposizioni con lo scorso decennio sono impossibili da evitare, non sono semplici suggestioni in fondo. Mazzarri ci ha riflettuto a lungo. Ha parlato con Osimhen, ma si è rimasti nell’ambito teorico. Impossibile andare oltre, considerando il recupero non del tutto ultimato del nigeriano. Quindi, l’estro di Kvaratskhelia diventa ancora più determinante. Il messaggio è stato chiaro: il genio non sarà imbrigliato, le indicazioni saranno ridotte ma andranno seguite, specialmente per quanto riguarda la fase di non possesso. I rientri devono essere intelligenti, senza sprecare risorse: l’obiettivo resta valorizzare i momenti in cui il pallone passa per i suoi piedi, venendo declinato dal suo talento. Con la libertà d’azione tipica del genio, che all’epoca concedeva a Lavezzi.

Un ragionamento analogo abbraccia anche Zielinski. Le capacità di rifinire la manovra avanzata sono quasi uniche. Non ha le doti da incursore come Hamsik, ma ha la classe per inventare a ridosso dell’area di rigore. La fantasia deve essere messa al potere, non esasperata nelle codificazioni e non a discapito della compattezza. In tal senso, è fondamentale un posizionamento corretto nelle marcature preventive, uno dei problemi da risolvere rispetto alla precedente gestione. A Lobotka il compito di dettare i ritmi, con la raccomandazione di innescare nel modo più rapido gli attaccanti, in particolare quando si verifica una transizione positiva, situazione dove le qualità di conduzione dei giocatori del Napoli devono venir fuori senza limitazioni.

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