Il mago Kvaratskhelia, l’illusionista del diavolo. Senza Osi diventa la stella polare
Gli highlights, please: a Berlino, attaccando (ovviamente) da sinistra, dribbling secco per lasciare sul posto Trimmel, poi faccia a faccia con Doekhi, deformato nell’espressione dall’assist per Raspadori; a Verona, la finta su Faraoni, la controfinta su Magnani, la rasoiata per il 2-0 e, visto che lì dentro – nelle veroniche, nelle torsioni – c’è il vizio dell’artista, sessanta metri a campo aperto, però prima di fare 3-0, esterno ad orientare per saltare Magnani e sentirsi seriamente felici. Se non sei Mbappé puoi essere Kvaratskhelia che, senza avere la pretesa di somigliare ad un coetaneo così impegnativo, vagamente lo rievoca, non nei tratti ma in certe movenze, non nella velocità ma nella rapidità di calcio e di pensiero, nella sublimazione di un gesto, di un’idea irriverente, in quei tratti di possente fantasie che gocciolano dentro una partita.
DAL KB AL KK. Se non si possono costruire paragoni imbarazzanti, si può ondeggiare nella fantasia o chiedere soccorso ad analogie presunte o prossime, evitando di esagerare o di invocare rappresentazioni da replicanti che rientrano nell’impossibile: però il Napoli, in sedicesimi oppure chiunque decida in quale dimensione, ha il suo piccolo Mbappé per lanciarsi nelle profondità, per sognare qualche uno contro uno, per costruirsi ripartenze alte – pressing, palla da rubare e verticalizzazione – che rielabori al Maradona ciò che si è visto al Parco dei Principi.
IL MAGO. E si può persino non ritrovarsi a distanza ravvicinata da Mbappé, ma essendo appena stato investito da Osimhen del ruolo di mago, qualche numero da illusionista è consentito a Kvaratskhelia, che nel ruolo si ritrova, un po’ Houdini e un po’ Harry Potter, come dimostrato in 54 presenze e 4.050 minuti con 17 gol e 22 assist.
È TORNATO. Kvara pareva scomparso, inghiottito da una crisetta di identità assai apparente, un momento-no ch’è durato un attimo (cosa volete che siano quattro partite?) e che invece è stato spazzato via con l’Udinese, proprio quando il Napoli aveva bisogno di lui: c’era, in quei giorni, un senso di appiattimento emotivo, l’avevano scatenato le sconfitte con la Lazio e i pareggi di Genova e Bologna; e poi, e succede, una normalità che non gli è mai appartenuta, neanche dal suo primo giorno, il Ferragosto del 2022, in cui piombando quasi da un altro pianeta, s’è presentato nella sua esuberanza tecnica, in quella diversità che include tiraggiro, tunnel, sciabolate e un’intelligenza viva, assai naturale con niente di artificiale. Ma quando Napoli s’è inabissata emotivamente, con la sconfitta contro la Fiorentina, Kvara ha saputo farla riemergere con prepotenza: si è scaldato in nazionale – gol e assist pure lì – si è sposato con la sua Nitsa ed ha cominciato a farsi una serie di regali di nozze.
IL PRINCIPE. Senza Osimhen, Kvaratskhelia diventa la stella polare, la luce abbagliante che traccia la scia, il fuoriclasse che, si veda Berlino, sa come trascinarti fuori dal tunnel e dai propri tormenti esistenziali: uno che può vincerla persino da solo, pure contro il Diavolo, come se fosse (a modo suo) il Mbappé alla napoletana.
Fonte: CdS