Buon compleanno allo storico Carmando, un traguardo per chi ha vissuto 35 anni di Napoli
Ottant’anni nel giorno di Napoli-Milan. L’azzurro è il colore della vita di Salvatore Carmando, salernitano, figlio di Angelo (l’undicesimo di tredici figli), custode dello stadio Vestuti e massaggiatore della Salernitana nel primo campionato di serie A ’47-’48. Il piccolo Salvatore era a bordocampo quando a Salerno venne il Grande Torino. Una delle tante testimonianze contenute nel libro “Carmando le mani su D10S”, scritto nel 2015 con l’amico Renato Camaggio. In copertina la foto del bacio di Maradona sulla fronte di Salvatore, un rito prima di tutte le partite del Napoli. Uniti per sempre, fino a quel 25 novembre 2020, quando da Buenos Aires arrivò la notizia della morte del Capitano e Salvatore si chiuse in camera. Per un giorno, due, forse tre. In assoluto silenzio, ripensando alle vittorie e ai dolori di quelle stagioni, ai Mondiali in Messico e negli Stati Uniti. Rientrato a Salerno, lui unico italiano nella spedizione argentina dell’86, mantenne la promessa di donare l’orologio per il campanile della chiesa di Agnone Cilento. «Arricchirsi con Maradona? Sì, ero ricco perché avevo la sua amicizia», ricorda alla vigilia degli 80 anni. Nel Napoli è entrato nel 1974, come massaggiatore della Primavera allenata da Rosario Rivellino che perse la finale scudetto contro il Brescia di Altobelli e Beccalossi e vinse il Torneo di Viareggio contro la Lazio di Giordano e Manfredonia. Nel 1975 la promozione in prima squadra. Una serie infinita di calciatori, dirigenti e allenatori, da Luis Vinicio a Roberto Donadoni, che – racconta Carmando nel libro – ne chiese la testa quando diventò il tecnico azzurro. «Probabilmente per quella storia di Bergamo». La storia di Bergamo è la storia della moneta da 100 lire che colpì alla testa Alemao durante Atalanta-Napoli e dalla sponda del Milan partirono bordate verso il club azzurro e in particolare Carmando, che aveva una sola “colpa”: aver fatto stendere per terra il brasiliano per suturare la ferita. Qualsiasi massaggiatore lo avrebbe fatto. Ma il Milan in quel gesto chissà cosa vide. Ancora oggi Sacchi e Van Basten parlano di uno scudetto rubato.Non fu così. Se il Napoli avesse pareggiato a Bergamo avrebbe vinto il titolo non con due ma con un punto di scarto.
Comunque, quando Sacchi divento ct della Nazionale – primavera del 1991 – decise di estromettere Carmando dallo staff medico. E poi Donadoni, che da allenatore a Napoli non lasciò alcuna traccia. Salvatore fu costretto al pensionamento nel 2009. Ma il cuore è rimasto qui, in questo stadio dedicato all’amico del cuore Diego. E il destino vuole che la festa degli 80 anni sia nel giorno di Napoli-Milan al Maradona.
Buon compleanno anche da tutta la Redazione de ilnapolionline.com
Fonte: Il Mattino