Napoli, è passata a nuttata? La vittoria di Verona porta con sè due buone notizie

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L’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport commenta così il successo per 1-3 del Napoli di Rudi Garcia a Verona:

 

 

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Chissà se Rudi Garcia, uomo raffinato che ama citazioni e frasi a effetto, conosce Eduardo De Filippo. La “nuttata” è passata? Vedremo. Intanto è arrivato un bel pomeriggio. La trasferta di Verona regala ancora un sorriso al Napoli. L’anno scorso al Bentegodi era iniziato il viaggio verso lo scudetto, ieri i campioni d’Italia hanno festeggiato una vittoria importante perché porta con sé due buone notizie.
La prima è la risposta generale alla sconfitta con la Fiorentina e al momento difficile dell’allenatore: sarebbe bastato un insuccesso per aprire ufficialmente la crisi e per inguaiare Garcia, al di là delle dichiarazioni di De Laurentiis. E invece la squadra ha remato compatta verso l’obiettivo. L’altra buona notizia riguarda i sostituti degli infortunati Osimhen e Anguissa: Raspadori è stato bravissimo sia dal punto di vista tecnico che tattico, legando il gioco molto bene, e Cajuste ha disputato la miglior partita con la maglia del Napoli.
Tutto facile Non si può, però, pensare che i problemi siano improvvisamente svaniti. Il Verona, la cui ultima rete utile per il risultato risale al 26 agosto, ci ha messo sicuramente molto impegno ma si è consegnato regalando tre gol su tre: sul primo (dribbling e cross di Raspadori per la girata di Politano) nell’area di Montipò c’erano quattro gialloblù in modalità presepe e due azzurri; sul secondo (Politano per Kvaratskhelia, dribbling su Magnani e sinistro secco) c’è stato un rientro troppo lento su una ripartenza; sul terzo è stata spalancata l’intera metà campo al georgiano servito ancora da Politano. Tutto troppo facile. In avvio il Napoli ha sofferto la pressione uomo su uomo degli avversari e la circolazione non era molto fluida.
Dopo il vantaggio le cose sono migliorate e la partita è stata controllata agevolmente. Nella ripresa, forse anche per un calo di pressione legato al triplice vantaggio, il Napoli ha concesso campo e tanti tiri al Verona e Meret, con un paio di grandi parate, ha evitato che la sfida si complicasse. Insomma, è giusto che Garcia sia soddisfatto ma ieri il Napoli ha vinto più per le qualità individuali che per la manovra complessiva. E domenica prossima contro il Milan servirà un altro step in avanti, considerando che i campioni d’Italia hanno perso contro Lazio e Fiorentina, le uniche avversarie di livello affrontate finora.
La partita Ieri Baroni ha cercato di inaridire il gioco azzurro mandando Serdar sulle tracce di Lobotka e organizzando duelli in ogni zona del campo: Hongla si attaccava a Zielinski, Folorunsho a Cajuste, Amione usciva per prendere Di Lorenzo, Faraoni aiutava Magnani su Kvaratskhelia. La fase offensiva era affidata alle spizzate di Djuric per un evanescente Ngonge e ai calci piazzati: tre corner in meno di due minuti, un bel colpo di testa di Dawidowicz e nulla più fino a quando il Napoli si è trovato sul 3-0. Per vincere i duelli rendendo vana la pressione individuale ci sono due strade: i dribbling o i movimenti. Il Napoli ha scelto a lungo la seconda strada con incroci che confondevano le marcature.
E poi negli ultimi venti metri l’uno contro uno diventava letale. Raspadori è stato molto bravo a fare il regista offensivo: venendo incontro e smistando spesso con uno o due tocchi, apriva spazi e attivava i compagni. Kvara ha cominciato a conquistare falli e la difesa di Baroni è crollata quando Raspadori ha saltato Faraoni e crossato morbido scavalcando quattro difensori fermi e messi male con il corpo e servendo Politano, che al volo ha sbloccato la gara. Sempre Raspadori ha mandato in porta Cajuste, che ha sprecato, prima che Kvara chiudesse la gara con due ripartenze micidiali.
Sul 3-0 le squadre hanno perso distanze, equilibrio ed attenzione: è raro vedere partite con 19 tiri nello specchio e 12 fuori. Baroni è passato dal 3-5-2 al 3-4-1-2 piazzando Lazovic dietro a Djuric e Bonazzoli. Il serbo ha segnato sfruttando un errore di Di Lorenzo, Bonazzoli ha mostrato la solita vivacità, ma il risultato era ormai deciso. «L’uomo non è cattivo, ha solo paura di essere buono» diceva Eduardo. Questo Napoli non è brutto, forse ha solo paura di essere bello.
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