L’indiscrezione sull’obiettivo reale nella notte di terrore in Belgio. Due le vittime
L’indiscrezione: volevano uccidere un giocatore scandinavo
Due vittime in quella che a Bruxelles è stata una lunga notte di terrore. Entrambi tifosi svedesi, arrivati nella capitale belga per seguire la propria nazionale sfidare i Red Devils di Lukaku allo stadio Re Baldovino, il vecchio Heysel. Novanta minuti prima del fischio d’inizio, erano non lontani da place Sainctelette, un luogo molto trafficato del centro città, ma a circa cinque chilometri dallo stadio, quando si sono visti inseguire da un uomo, sceso dallo scooter e con indosso un giubbotto arancione fosforescente e un casco bianco. In mano, un kalashkinov, gridando “Allah Akbar” secondo le prime testimonianze, li ha inseguiti nella hall di un edificio e ha fatto fuoco più volte, in modo spietato, anche quando uno di loro era già a terra. Una vera e propria esecuzione. Il video, pubblicato da un utente sui social, ha fatto il giro del mondo, così come quello che il presunto terrorista ha postato sulla sua pagina Facebook rivendicando l’attentato e presentandosi come « appartenente allo Stato Islamico » , vantandosi di aver ucciso dei «miscredenti». Nelle immagini afferma di aver sparato per «vendicare i musulmani» e di aver ucciso tre svedesi. Due, secondo i dati comunicati invece dalla polizia locale, mentre il terzo ferito, un taxista, è fuori pericolo. Alzato da 2 a 4 il livello di emergenza mentre allo stadio si giocava ancora la partita. Al livello 3, invece, in tutto il Belgio. Il piano iniziale del terrorista, secondo indiscrezioni dal Belgio, era quello di uccidere un calciatore svedese. Il nome del presunto attentatore è Abdesalem L. Sarebbe un tunisino richiedente asilo dal 2019, ma quest’ultima circostanza non è stata confermata in via ufficiale.
PAURA ALLO STADIO . Al Re Baldovino arbitrava l’italiano Mariani e la gara, con circa trentamila tifosi allo stadio, s’è svolta regolarmente nel primo tempo, nonostante il clima surreale, nonostante sugli spalti i tifosi, sia svedesi che belgi, si aggiornavano via smartphone su ciò che era appena accaduto al centro di Bruxelles. Gli svedesi sono passati in vantaggio al 15’, con una fuga solitaria di Gyokeres, il Belgio aveva pareggiato al 31’ su calcio di rigore con il romanista Lukaku. Poi, al 45’, le squadre sono rientrate negli spogliatoi e non sono più uscite, mentre la tensione all’interno dello stadio saliva. Gli svedesi non se la sono sentiti di scendere di nuovo in campo, venuti a conoscenza dell’accaduto e alle 22.03 le autorità locali hanno così deciso di sospendere il match, nonostante avessero voluto più tempo per provare a contenere nello stadio i tifosi, visto il rischio che avrebbero corso all’esterno. I trentamila sono rimasti lì per ore, aspettando indicazioni, mentre continuava la caccia all’attentatore, fuggito in scooter dopo aver sparato e ucciso i due tifosi svedesi. «Ci sono 700 svedesi a Bruxelles e devono stare al sicuro – aveva detto a fine partita il presidente della federcalcio, Frederik Reinfeldt – Fermarsi era la soluzione migliore, i calciatori sono stati informati dell’accaduto soltanto all’intervallo». Contemporaneamente, la Francia aveva rinforzato i controlli alle frontiere con il Belgio, visto il pericolo di fuga. Per tutta la serata, è andata avanti la caccia all’uomo, mentre i presenti allo stadio ricevevano di tanto in tanto indicazioni dallo speaker di non lasciare lo stadio e che a breve avrebbero ricevuto novità sul piano di evacuazione. Il tutto, mentre sugli spalti i tifosi belgi provavano a tirarsi su di morale accendendo le torce dei telefoni in segno di solidarietà verso gli svedesi e intonando il coro: «Tous ensemble». Tutti uniti contro il terrorismo in una notte, che a Bruxelles, è stata di terrore.
Fonte: CdS