Garcia in conferenza: “È una maratona e dobbiamo ripartire bene”
Settembre poi verrà: ed è arrivato… Ma senza sole, si canterebbe sottovoce, perché la Lazio sta ancora lì, un’ombra che si è allungata su queste due settimane, vissute standosene a leccarsi le ferite. «È una maratona». Settembre poi verrà, con tanto mare, come da Napoli a Genova, quella rossoblù, come un viaggio da affrontare virtualmente lasciandosi guidare dalle onde del passato: era così bello, a pensarci bene, prima che rimettessero la palla al centro (ad agosto), c’era ancora per strada quel senso di allegria diffusa e contagiosa che solo uno scudetto – e dopo 33 anni – sa dare e c’era un senso di libertà, che apparteneva a quel calcio sublime di Spalletti che adesso Garcia insegue, ma a modo suo. «È una maratona e dobbiamo ripartire bene». Possibilmente, evitando di far finta di niente, ma riguardandosi dentro, rileggendo quei primi 270 minuti che hanno lasciato qualcosa, un retrogusto amaro, soprattutto con la Lazio. «Eppure non avevamo fatto male, fino all’inizio del secondo tempo, quando c’è stata la parata di Provedel su Zielinski». Poi è cambiato il vento, o vai a capire questo calcio strano che disorienta, e il Napoli si è ritrovato soffocato dalla Lazio, anche da se stesso, si è allungato, ha perso le distanze, ha smarrito la propria identità, quella che per nove mesi gli è appartenuta, e non ha trovato la nuova, inducendo De Laurentiis a riflessioni. «E ha ragione il presidente quando dice che c’è da lavorare. Intanto, dobbiamo far gol nei nostri momenti migliori; poi, sfruttare al meglio il possesso palla». In sintesi, c’è la logica-Garcia, ch’è stringente: «Bisogna vincere. Ci aspetta una squadra, il Genoa, che immagino venga a prenderci a uomo anche sui tre centrocampisti. Ha fatto bene a Torino, ma ha perso nel finale; aveva battuto la Lazio in casa sua. Non fidarsi è un dovere». E il Napoli non è ancora quel piacere per gli occhi che forse Garcia sognava, nel momento dell’investitura: però sono passate tre giornate di campionato e prima che il tormento si diffonda intorno a sé, conviene sdrammatizzare un po’, fingendo di non sapere come sia andata questa sosta, piena di Napoli, di Elmas, di Raspadori (centravanti) e dunque di messaggi diretti lanciati dalle Nazionali («non ho potuto vedere tutte le partite, perché ne abbiamo tanti in giro e io non ho dieci occhi») accatastati a bordo campo. E comunque, certo che sa («Raspadori ha avuto 70’ minuti con l’Ucraina ma può giocare in tutti i posti in attacco e penso che possa fare anche la mezzala: avendo davanti a sé Osimhen, per lui sarebbe meglio non essere solo una punta centrale»), non può non conoscere la storia, come scherzando (?) due settimane fa disse: e Lobotka, che la Storia ha provveduto anche lui a farla, è pensiero ricorrente. «Stan si è ritrovato sul piano fisico, con la Lazio, è stato il migliore a centrocampo, lo vedo bene, è un giocatore importante, tocca e toccherà palloni come l’ha fatto nel passato». Fonte: CdS
ALTA QUALITA’ . Si ricomincia e sarà un Napoli lievemente diverso («non cominceremo con gli stessi che hanno iniziato la gara con la Lazio») ma al quale Garcia, avendone percezione, chiederà semplicemente di essere se stesso: «Dobbiamo metterci la nostra qualità e comunque essere solidi difensivamente, perché così viene più facile poi riuscire a far tua la partita. Conosco il valore del Genoa, bisognerà rispettarlo: ritrovo Strootman con piacere, ma aspetto una prestazione seria da noi». Sarà vietato distrarsi, comunque: «Pensiamo solo a questa gara, non alla Champions. Quella verrà dopo». Quando poi dovrebbe arrivare anche il momento di Natan: «Ha avuto un fastidio al ginocchio, quando è arrivato, retaggio di precedenti impegni. Ma abbiamo lavorato su di lui ed ora è più pronto dopo questi dieci giorni». E il Napoli è pronto?
Fonte: CdS