«NAPOLI PARTI FORTE»
Garcia: «Non siamo i favoriti ma tra i favoriti Sono rimasti tutti quelli che dovevano restare voglio una squadra in grado di cambiare volto»
CASTEL VOLTURNO 76 giorni e un allenatore dopo, i campioni d’Italia si preparano a mandare i primi messaggi intimidatori alla ciurma di inseguitori che sogna che tutto sia cambiato. Si ricomincia, era ora. Con lo scudetto sul petto. A 32 anni di distanza dall’ultima volta con il tricolore sulla maglia (era Napoli-Bologna, il 24 maggio del 1991), E l’allenatore arrivato dopo l’abdicazione di Spalletti, l’uomo che ha rinunciato al trono e alla corona, mostra una serenità di spirito da far invidia. Come se fosse una cosa scontata. «Noi i favoriti? Noi siamo certamente tra i favoriti.
Perché lo scorso anno se dovevano vincere i favoriti, lo scudetto non lo avrebbe certo vinto il Napoli». Rudi Garcia è al suo quarto esordio in serie A (due vittorie e un pareggio con la Roma). E la sua è una vigilia che è il solito questionario. Che Napoli sarà nella prima ufficiale? Esiste ancora il poderoso squadrone che ha fatto tremare la serie A? Stasera alle 18,30, quando la palla comincerà a rotolare nello stadio nuovo di zecca di Frosinone, toglieremo il velo, come si fa con i bolidi di Formula 1, e ne sapremo di più. Per certi versi, è la curiosità il sentimento dominante e non può essere altrimenti.
Garcia, che Napoli si aspetta stasera?
«Non vediamo l’ora di tornare in campo e mi piace anche l’idea di affrontare subito il Frosinone, una squadra tosta, piena di entusiasmo per la promozione conquistata e che ci darà battaglia su tutto il campo. Le prime risposte le avrò da questa partita. Perché dobbiamo far vedere la voglia che abbiamo di ricominciare a giocare».
Teme che ci sia una comfort zone?
«Se fosse così, non avrebbe mai vinto lo scudetto. La squadra non è in una comfort zone, sennò non vinci lo scudetto. Può essere persino un concetto positivo se vuol dire avere fiducia nei propri mezzi. Può essere pericoloso se vuol dire abbassare la voglia. Ma sono sicuro che avremo la voglia di imporre il gioco e vincere la partita».
«Siamo in tanti e tutti sullo stesso piano. È una nuova stagione, noi puntiamo in alto anche perché a parte Kim sono rimasti tutti quelli che io volevo rimanessero qui con noi. Abbiamo portato freschezza con Cajuste e Natan. E quello che conta è che chi poteva partire è rimasto per mia grande felicità. Anche se le incertezze ci hanno impedito di prepararci al meglio. Ma so soprattutto di avere tra le mani una squadra che ha capito che l’orizzonte non è solo quello dello scorso anno».
C’è qualcuno che rischia di essere ancora ancorato al passato?
«Ho trovato calciatori con talento, uomini di qualità. E che hanno vinto. Ma che hanno delle abitudini che io chiamo onde positive: se fanno cose che funzionano, pensano sia giusto farlo sempre. Ma è corretto anche provare altro. E loro ascoltano, sono curiosi. E allora la gara con il Frosinone mi serve per capire se hanno già l’atteggiamento giusto».
Cosa c’è di difficile nel ripetersi?
«Non vedo grande differenza tra vincere il titolo e rivincerlo l’anno dopo. Io la sfida superiore di restare l’ho accettata a Lille, dove pure erano più di 50 anni che non si vinceva il campionato e la pressione è stata identica».
I nuovi arrivati quando saranno pronti?
«Natan ha bisogno di più tempo, arriva dal un campionato sudamericano e quindi ci vuole più pazienza. Mentre Cajuste arrivando dalla Francia ha meno difficoltà: a tutti e due giusto concedere un po’ di pazienza per ambientarsi. Ma si inseriscono in un gruppo motivato e di qualità, che gli darà una mano a essere pronti quanto prima».
Lei che cosa vuole dare alla squadra?
«Vorrei dare a questi ragazzi ogni volta le chiavi per vincere le partite».
Che cambiamenti ha in mente per stasera?
«Senza Kvara, che ha un leggero affaticamento, devo trovare delle soluzioni. C’è anche Lozano che può giocare a sinistra, la sua migliore stagione l’ha fatta proprio giocando lì nel Psv. Ma ci sono anche Elmas e Raspadori. La cosa sicura è che Raspadori giocherà titolare: o ala o mezzala».
Le piace il camaleonte, vero?
«Sì, mi piace l’idea di una squadra che possa cambiare di continuo e che, se si stanca con il corpo, inizi a usare la mente. Possiamo giocare con due punte, per avere più giocatori in area, perché è bello vedere Osimhen e Simeone insieme».