L’a.d della Saudi Pro League: “L’ obiettivo è renderlo un top campionato”
«Il punto di partenza è il programma governativo Vision 2030 per migliorare la qualità della vita saudita»
La Saudi Pro League parte domani, «Ma il nostro è un lungo viaggio» dice Carlo Nohra, Ceo del campionato.
Ci guidi.«Il punto di partenza è il programma governativo Vision 2030, disegnato tra le altre cose per migliorare la qualità della vita dei cittadini sauditi. Al suo interno lo sport e il calcio, qui popolarissimo, giocano un ruolo fondamentale. Vogliamo arrivare nel Top 10 dei grandi tornei».
Come?«Importando qualità, come stiamo facendo ora».
Lei parla di un progetto a lungo termine, se ogni estate continuerete a comprare come in questa l’Europa resterà senza giocatori.Nohra ride. «Non credo. Però si, abbiamo grandi e mezzi e grandi obiettivi che rispecchiano l’ambizione del Paese. Vogliamo il meglio e possiamo permetterci di prenderlo. Abbiamo offerto ai calciatori un nuovo canale».
A chi dice che vengono solo per i soldi cosa risponde?«Che questo è un grande progetto, ambizioso, audace, attrattivo. I giocatori hanno capito che fanno parte di qualcosa di diverso e di grande, che possono contribuire a sviluppare. Storicamente, solo l’Europa ha prodotto qualcosa di simile, la novità è che siamo un Paese extraeuropeo».
E a chi dice che spendete troppo drogando il mercato?«Facciamo ciò che loro facevano prima. Questa competizione tra i vari tornei esiste da sempre, e ora c’è un nuovo giocatore».
Però per misurarvi col grande calcio avete solo il Mondiale per Club.«Sappiamo dove siamo ora, e l’obiettivo è arrivare a competere a un livello superiore. Non so se riusciremo a offrire ciò che ogni giocatore vuole, ma per ora facciamo ciò che possiamo: prendere buoni giocatori, assicurarci che ci sia un campionato sufficientemente competitivo e far bene in Asia».
La Champions asiatica i club arabi la vincevano anche prima. Può prevedere cambiamenti profondi nell’ordine stabilito della geografia calcio mondiale?Pausa. «Mi ha preso alla sprovvista. Diciamo che questo non è uno degli obbiettivi della nostra strategia. Noi al momento siamo concentrati sulla qualità. Se saremo costretti a un cambio di direzione lo faremo, ma la cosa va vista con un respiro più ampio: il calcio per mantenersi vivo deve soddisfare le esigenze dei suoi consumatori, già molto cambiate negli ultimi anni. Il calcio è in continua evoluzione e terremo d’occhio i movimenti».
In Europa si lamentano della vostra chiusura del mercato, fissata al 7 settembre.«Detto che la data la sceglie la federazione, noi continueremo a fare ciò che è meglio per noi, non vediamo l’esigenza di allinearci agli altri. Nel mondo ci sono tante altre eccezioni. Facciamo ciò che va bene per noi, non quello che vogliono gli altri».
Ci aspetta una settimana di ansia per i club europei.«Dipende, perché quando chiuderanno il mercato in Europa molti giocatori non vorranno cambiare. Non è detto che quei 7 giorni ci favoriscano, ma se lo fanno e ci danno un vantaggio competitivo lo useremo».
Esiste il “Ronaldo effect”?«Eccome. Dal suo arrivo, solo per metà stagione, tutti i valori della SPL sono cresciuti del 150%. Ma la cosa più rilevante è l’impatto globale, l’interesse che ha generato, e ha aiutato ad attrarre gli altri giocatori. Le faccio un esempio concreto: prima di Ronaldo la SPL era trasmessa solo nella regione araba. Dal suo arrivo siamo passati a 45 broadcaster per 170 Paesi del mondo, e iniziamo a monetizzare. È ovviamente ancora molto poco rispetto a ciò che vogliamo ottenere, ma l’ago della bilancia si muove: migliorare le prestazioni sul campo serve esattamente a questo, a commercializzare ».
Si parla tanto di privatizzazione dei club.«Se vogliamo crescere come torneo e come prodotto diventando leader del mercato a un certo punto dovremo diventare indipendenti finanziariamente. Al momento siamo fortunati perché abbiamo questo grandissimo appoggio governativo che ci permette di immettere valore nei club e nel torneo, ma come gli altri settori dell’economia privata prima o poi dovremo contribuire economicamente allo sviluppo del Paese».
Fonte: Gazzetta