ADL a Il Mattino: “Questa sarà la maglia di Osimhen”. Ma poi il presidente del Napoli non esclude la cessione
Nessun proclama, nessuna «promessa da marinaio» neanche per sbaglio. Non uno stralcio di un banalissimo «vinceremo un altro scudetto». Figurarsi se si lancia all’assalto della Champions («sarebbe ignobile se lo facessi adesso»). Aurelio De Laurentiis, però, a bordo della splendida nave Msc World Europa i panni del pirata li indossa quando c’è da mandare un segnale chiaro a Zielinski e a Lozano e poi quando c’è da inviare un messaggio (non in bottiglia) a quelli del Psg: «Se voglio Osimhen devono sborsare un bel “duecentino”», ammicca col sorriso velenoso. «È la nuova era»: lo dice lo slogan scelto dal club per festeggiare la stagione con il terzo scudetto. C’è la presentazione della nuova maglia azzurra con il tricolore sul petto e il bordino verde, bianco e rosso che fa già palpitare il cuore. E c’è l’altra maglia, quella bianca e il disegno del Vesuvio che erutta “il tricolore”. E c’è, soprattutto, il nuovo supersponsor che è il colosso Msc che ha deciso di accrescere il proprio ruolo nel Napoli. E infine c’è pure il nuovo partner commerciale che adesso è eBay, sponsor di manica.
«Certo che lo sarà, poi le regole del mercato sono chiare: se arriva una offerta che deve essere super indecente, come si fa a dire di no? E a quel punto ce ne faremo una ragione, e inizieremo ad andare in giro a cercare nuovi talenti come abbiamo negli anni fatto con i vari Osimhen, Kvara, Kim e così via».
Chi potrebbe arrivare al prezzo giusto?
«Credo solo il Psg ma è evidente che se Al-Khelaifi lo vuole davvero portare a Parigi deve iniziare a pensare di sborsare un bel “duecentino”. Perché per meno non lo lascio andare via».
La maglia, anzi le due maglie sono senza dubbio uno splendore.
«Le ha realizzate mia figlia Valentina assieme allo staff di Armani guidati da Gianni Bonaccorsi. Sono le prime di una serie di almeno altre venti maglie che realizzeremo nel corso della stagione e che saranno altre legate ai vari successi ed eventi particolari».
Che cosa è per lei questo scudetto?
«Il tricolore è un segno di libertà, dopo anni di lotta di sacrificio. La libertà di dire: “guardate ci siamo anche noi”. Il tricolore ha accresciuto la nostra capacità di internazionalizzare il brand Napoli che già negli anni ci ha portato a essere tra le prime venti società in Europa. Il Napoli non esisteva più quando lo presi dalle ceneri del fallimento. Mi faceva sorridere ricevere gli sputi sulla testa e barricarci negli spogliatoi.
Che obiettivo si pone?
«Per i tifosi del Napoli la maglia è la prima pelle. E questa maglia, in particolare, deve essere il simbolo di un rinascimento della città che è iniziato con questo scudetto vinto. Napoli ha reagito in maniera straordinaria e ancora mi colpisce vedere le strade addobbate di azzurro. Per questo mi piace dire che è l’inizio di una nuova era».
Anche lo sponsor è nuovo.
«E sono felice che ci sia la famiglia di Msc ancora al mio fianco. Ho iniziato con loro un percorso nel 2011 e questo viaggio non si è concluso certo con la vittoria in campionato. Mi appassiona l’idea che possa esserci una nuova rotta da solcare assieme a Gianluigi Aponte: insieme possiamo portare il marchio Napoli nel mondo».
Per questo cerca sempre un giapponese da ingaggiare?
«Vero, mi piace. Ma non è detto che sia un difensore. Posso prenderlo anche in un altro ruolo, magari un tornante. Bisogna attendere (e intanto Leonardo Massa, il direttore Italia di Msc annuncia: “Non è un caso che ad aprile partirà proprio una crociera esclusiva sui mari giapponesi”).
Sempre convinto che Garcia sia l’uomo giusto per questa “nuova era”?
«L’ho fatta e quindi per me non ci sono dubbi: lui sarà al centro del villaggio. Lo supporterò con tutta la mia tenacia, conoscenza e disponibilità economica e finanziaria. Garcia oggi come oggi per me è lo specchio di una scelta felice, tutte le volte che ci parlo mi dico che ho scelto l’uomo giusto. È un grande allenatore, lo specchio di una scelta corretta perché ha cultura internazionale ed è quello che può fare le cose che servono la prossima stagione».
Che obiettivi si pone?
«Sarò molto più vicino alla squadra rispetto al passato. Ho qualche timore ovvero che quel sacro fuoco dentro ogni mio calciatore e che ha portato alla conquista del campionato, possa afflosciarsi o spegnersi all’improvviso. Voglio essere lì, con Garcia, per riaccendere eventualmente quel fuoco, nel caso ci fosse qualcuno che si sentisse sazio e appagato».
Pensa sempre di voler vincere la Champions?
«Voglio essere competitivo in ogni manifestazione, questo è logico. Ma non voglio fare promesse di marinaio, non voglio gettarmi in previsione come feci invece un anno fa quando promisi lo scudetto. Sarebbe ignobile, superficiale e stupido dire certe cose adesso. Anche perché siamo in una fase di ricostruzione».
Perché?
«Perché tante cose devono ancora succedere. Il mercato, il lavoro nei due ritiri, le operazioni che faranno gli altri club, il calendario della Champions. Le variabili sono tante. E anche i tifosi: noi proveremo sempre a vincere ma devono starci vicini anche nei momenti scuri che potrebbero arrivare. Con il loro sostegno, sentiremo meno il peso di certe situazioni. Perché tutti insieme si va avanti molto meglio».
Quale errore non commetterà?
«Non voglio inseguire calciatori solo perché somigliano a qualcuno che va via. Nessuno è replicabili, c’è chi ha certe qualità e c’è chi ne ha altre».
Preoccupato per qualche situazione?
«C’è chi è arrivato a un anno dalla scadenza (Zielinski e Lozano, ndr). Non voglio fare il cattivo ma è chiaro che io devo capire se farli allenare o no a Dimaro in attesa di trovare altri lidi. Sono giovanotti in giovane età preda di agenti famelici che non capiscono che attraverso la loro attività che io ritengo stupida, inefficace rischiano di compromettere i loro calciatori. Con me hanno trovato pane per i loro denti, perché posso pure pagarli a vuoti. Poi però quando per un anno non avrete giocato le vostre azioni varranno di meno e poi guardandovi allo specchio direte sono stato un povero stupido... (in effetti, la stessa linea adottata con Fabian, ndr)».
Anche eBay entra a far parte dei partner.
«L’obiettivo delle loro vendite saranno gli Stati Uniti dove abbiamo 15 milioni di tifosi censiti prima dello scudetto. E ora saranno molto di più. C’è lo store online sul loro sito oltre che gli store sul territorio, con uno nuovo di zecca che apre a via Calabritto e che domani, alle 19,26 inizierà le vendite delle nuove maglie».
Si aspettava che Giuntoli fosse juventino?
«No, neppure un po’. È stata una grande sorpresa sentirglielo dire. Se lo avessi intuito prima me ne sarei liberato in anticipo».
“A new era from Napoli to the world”. Uno slogan che fa davvero sognare, come il surfista sul mare di Malibù e sotto i faraglioni di Capri.
«È una nuova era perché dopo 33 anni lo scudetto è tornato a Napoli e la città ha reagito in modo talmente straordinario da far parlare tutto il mondo. Sembrava fosse impossibile vincere senza uno come Maradona, ma grazie ad un modello unico al mondo, basato sulla sostenibilità e su scouting di primo livello, e ringrazio Micheli che è il capo degli scouting ed è qui presente, e questo modello vincente ci porta da 15 anni di fila in Europa, unici in Italia. Non è solo una crescita sportiva, ma abbiamo rafforzato la piattaforma marketing. Abbiamo allargato il network ai player internazionali, sfruttiamo i giocatori sui mercati di tutto il mondo e sfrutteremo sempre più l’auto-produzione con l’amico Armani».
C’è il sindaco, con lo stadio come si andrà avanti?
«Spero che dopo aver fatto l’abiura della Juventus, che ha già fatto in parte, riesca a cambiare le norme e possa vendermelo così potrò investirci il mio tempo e il mio denaro e trasformare quella parte della città vivibile e pulsante per 24 ore al giorno tutta la settimana, come centro di aggregazione totale sul piano della socializzazione».
Fonte: Il Mattino