I l fattore K lo scoprirono in una notte buia e tempestosa, tra un affare congelato e un altro opzionato: era gennaio 2014, sembra ormai una vita fa, e prima che Adl chiudesse la trattativa per un centrale, Rafa Benitez intervenne, invitò a riflettere e s’avvio verso il K2. «Aspettiamo lui, verrà a giugno». Il fattore K, un anno fa, è divenuto poi elemento d’ironia pungente, si potrà pur sempre ricordare d’uno striscione apparso in città – «tre Kim dieci euro» – e cogliere l’insegnamento: mai rovinarsi il fegato, in assenza di nozioni certe. È andata come si sa: Kim sta per arrivare a Monaco di Baviera, il Napoli ha praticamente realizzata una plusvalenza che neanche gli arabi, e prima di ritrovarsi con un buco nel cuore della difesa, ha cominciato a rastrellare l’universo-calcio. Se non ci fosse il rischio di far pubblicità occulta, si potrebbe anche dire robe di K: altrimenti, e non è un vezzo, si potrebbe pensare che sarà stato il caso (o il Kaso?) che abbia dirottato i pensieri del Napoli in Premier League, certo non una moda. Ma ci sta, perché è da un po’ che l’idea Kilman s’è adagiata a Castel Volturno, l’hanno accarezzata settimane fa, l’hanno valutata attraverso full immersion dinnanzi ai video, l’hanno radiografata con gli algoritmi in mano, l’hanno considerata perfettamente in linea con le esigenze di Garcia e poi l’hanno sollecitata a De Laurentiis: quei cinquanta milioni che Kim porterà nelle casse verranno ridistribuiti in parte, perché il Napoli non si pone limiti se non quelli della decenza del proprio business plan, che a trentacinque ha fissato la soglia oltre la quale non è il caso di spingersi. Trentacinque milioni di euro – ventitré in più di Albiol (2013), ventotto in più di Koulibaly (2014), diciotto in più di Rrahmani (2020) e infine 17 in più di Kim (2023) – rappresentano la lucida «follia» che Adl si è concesso, lo sforzo oltre le righe per non indietreggiare di un millimetro in qualità: ma questo è semplicemente l’inizio di una «sfida» lunga, che il Wolverhampton vorrebbe evitare e dalla quale si è sottratto con un no iniziale. La differenza, in pounds, sarebbe irrilevante (cinque milioni non cambiano la vita) però poi ci sono ragioni di principio o anche di progetto: il Wolverhampton non ha questa ossessionante necessità di far cassa, venderebbe in presenza di un affare colossale, e comunque, a scanso di equivoci, ha cominciato anche a proporre a Kilman un rinnovo su quel contratto che scadrà nel 2026. Meglio portarsi avanti. Il Napoli sta lì, ha discusso con il management del calciatore, sa che c’è il gradimento a tentare un’avventura nuova e stimolante che comprende anche la Champions League, però non basta: ci vuole (ancora) altro o la consapevolezza del Wolverhampton d’essere dinnanzi a un’offerta consistente.
Per ora, ma non a lungo, il Napoli non ha intenzione di distrarsi: ha provveduto a far sapere alla Real Sociedad che Le Normand è un profilo di assoluto rispetto, sul quale eventualmente si potrebbe discutere ma su valori inferiori alla clausola (40? 50?), ha ascoltato una serie di proposte arrivate con discrezione, ha ragionato su Umtiti (30 a novembre) che però ha un’età che stride con la filosofia, e non si è dato scadenze immediate, sperando di arrivare a un ragionevole confronto con il Wolverhampton, perché è Kilman. Ma ci vuole kalma e sangue freddo… Fonte: Cds