L’intervista a Kalidou Koulibaly: “NON LASCIATE NAPOLI”. E poi: «Restate a Napoli per il bis. Garcia mi piace»
Un anno, un cerchio perfetto: Napoli, Londra, Riad, Napoli. E in mezzo Osi, Kvara, Kim, lo scudetto, Spalletti, Garcia, il Senegal. Le origini, Mamma Africa, i suoi bambini e la sua gente. La Coppa d’Africa vinta nel 2021. L’Al-Hilal, l’Arabia Saudita. E ancora Napoli: ovunque, comunque, sempre. Anche ieri: appena atterrato a Capodichino dopo un giro pazzesco tra il Benin, Lisbona, il Medio Oriente, Dakar e che mal di testa. Già. Ma ora basta. Oggi non si vola: aliscafo per Ischia e via. Mare, un po’ di vacanze, gli amici. Il passato che torna e che non andrà mai via: Kalidou d’Arabia, re di Napoli. Tifoso del Napoli. Una città che lo accoglie con la fierezza del campione e che conserva ancora tracce azzurre di quel vestito a festa che a lui è sfuggito per un attimo. Questione di mesi. «Sono molto felice per lo scudetto: ho lottato otto anni per averlo e tutti dicono che se fossi rimasto lo avrei vinto anche io, ma io credo nel destino. Era scritto così. Che dovevo andare via io, per vedere il Napoli campione d’Italia». Un anno fa, sì, destinazione Londra. Chelsea, Premier: una ferita, probabilmente. Ma Kalidou ha compiuto 32 anni una settimana fa, e ora ha una nuova vita e una nuova squadra. «La migliore del campionato arabo». Kouly è un pioniere, uno dei primi a varcare questa nuova e ricchissima frontiera del calcio mondiale che attrae e spaventa insieme e che da dicembre ha già accolto fenomeni come Cristiano Ronaldo (Al-Nassr) e Benzema (Al-Ittihad). Si divertirà a marcarli: «Il campionato sta crescendo tanto e in fretta». E la buona compagnia è destinata a crescere: da Kanté a Ruben Neves, e si parla di Brozovic, Mendy, Zyech e di chissà quanti altri. A Riad fa un caldo atroce e la città è un cantiere aperto: fiorente, opulenta, uno skyline mozzafiato. La Mecca, la città santa dell’Islam, dista appena 793 chilometri. Kalidou è stato presentato domenica al centro sportivo, ha salutato il suo manager Ramadani e ha cominciato a cercare casa e ad informarsi sulle scuole per Seni e Nessa, i suoi bimbi. Sta preparando il trasloco con madame Charline e insieme progetta le vacanze come tutti i mariti. Ma come pochi ha firmato fino al 2026 con un ingaggio che si aggira intorno ai 30 milioni di euro a stagione: una storia pazzesca che, da uomo intelligente, non dribbla e anzi affronta anticipando la domanda. Chapeau.
Napoli-Londra-Riad, Serie A-Premier-Saudi League: la sua vita in dodici mesi è cambiata due volte. «Vero. E ora in maniera radicale, profonda: cambio continente e anche stile di vita. Ma sapete cosa? Sono molto contento della mia scelta per tanti motivi».
Facciamo l’elenco. «Sono felice perché sono musulmano e arrivo nel Paese giusto. E sono entusiasta di essere uno dei primi a sbarcare in un campionato in evoluzione: spero di aiutare l’Arabia Saudita e l’Al-Hilal a scrivere una nuova storia sportiva. E poi c’è questo contratto molto importante».
Niente male, davvero. «Potrò aiutare tutta la mia famiglia a vivere bene, dai miei genitori ai miei cugini, e soprattutto sostenere le attività sociali della mia associazione in Senegal, “Capitane du Coeur”: abbiamo cominciato con la costruzione di una clinica pediatrica nel villaggio dove i miei genitori sono nati e si sono sposati. Si chiama Ngano. Io e i miei fratelli abbiamo coronato un sogno: la scorsa settimana siamo andati a Dakar e ci siamo messi in cammino. E abbiamo posato la prima pietra: aiuterà almeno una quindicina di villaggi, tante persone che al momento se hanno bisogno di un ospedale devono fare 50 minuti di strada. Ora lo Stato deve sostenerci con i medici, ma ho tante altre idee. Investiremo molto per il Senegal e poi per l’Africa dell’Ovest. Aiuteremo i giovani: sono loro il futuro del Paese e del mondo».
Un quadro perfetto. «C’è tutto per farmi stare bene: a Riad mi hanno accolto in maniera straordinaria. Il presidente mi ha trattato con enorme rispetto, raramente ho ricevuto tanta attenzione e tanta disponibilità: voglio ripagare tutto l’amore in campo. Voglio vincere per loro».
E poi la maglia è blu. Non lontana da quella del Napoli, simile a quelle del Genk e del Chelsea. «Il blu è il colore della mia vita, mi sa».
Arriverà Gattuso? È già stato il suo allenatore proprio a Napoli. «Non lo so. Sono cose del club».
Com’è stata la Premier di Kalidou? «Con il Chelsea ho vissuto una grandissima esperienza. La Premier è fantastica: tanta intensità, tanti gol, giocatori molto veloci, grandi talenti. Loro si aspettavano il Koulibaly di Napoli, ma non credo che la mia stagione sia stata così male. Avevo bisogno di tempo: in un anno non ho potuto dimostrare quello che avrei voluto per le scelte dell’allenatore e della società».
E alla fine è andato via. «Non avevo garanzie di giocare sempre: sono sempre stato serio e professionale, ma non mi piace stare in panchina a fare niente. Preferisco un posto dove mi vogliono, dove sono al centro di un progetto e posso essere di esempio ai giovani».
Cosa le resterà di Londra, dei Blues. «Sono molto contento di quello che ho imparato: sui miei limiti, sulla mia famiglia, sui miei figli. Ma il mio tempo era arrivato e ho dovuto fare una scelta. I miei compagni mi hanno inondato di messaggi, tutti dispiaciuti, ma devo anche prepararmi bene per la Coppa d’Africa. Per me è la cosa più importante e il Senegal vuole vincerla ancora anche se sarà difficile. Credo che la prossima sarà una delle edizioni più belle di sempre».
Anche il Napoli può fare il bis con lo scudetto? «Sì, certo, ha vinto con tanti punti di vantaggio e parte favorito, ma lo aspetteranno tutti, e tutti si rinforzeranno tanto. La Serie A sta tornando grande come confermano le tre finaliste in Europa e mi fa piacere. Tra l’altro quando si cambia allenatore ci vuole sempre del tempo, ma Garcia conosce molto bene il campionato italiano. Per lui sarà una grande sfida, ma è capace di fare ottime cose. Anche se tutto dipende da chi resta e da chi parte».
Già, il mercato. «Napoli merita un grande futuro in Italia e in Champions: questi giocatori hanno scritto la storia, ma se vinceranno un altro scudetto sarà un’impresa totale. Devono metterselo in testa: ognuno sceglie la propria carriera e la propria vita, ma a Napoli hanno fatto epoca e non possono andare via così. Spero che rimangano, che non vadano via tutti».
È un consiglio a Osimhen? «Non gli servono i miei consigli. Ogni tanto ci sentiamo e se vorrà mi chiamerà. Ma ormai Victor è un giocatore molto importante, tra i migliori del mondo: Gattuso lo ha aiutato, Spalletti è stato la svolta e ora non ha più bisogno di nessuno. Deve scegliere in libertà, da solo, senza ascoltare altri pareri. Soltanto così non avrà rimorsi».
Il movimento africano cresce velocemente. E bene. «Il Mondiale lo ha dimostrato. E ne sono fiero: noi calciatori africani eravamo un po’ in ritardo ma non siamo più scarsi degli altri. Dobbiamo solo essere più seri e lavorare, lavorare, lavorare. E acquisire consapevolezza, la chiave di tutti i successi».
Sa chi ha preso in affitto la sua casa di Posillipo quando è andato a Londra? «Kim. E prima di noi due ci viveva Albiol: quelle pareti hanno conosciuto grandi difensori. Minjae ha giocato una grande stagione e ha dimostrato di essere un grande difensore anche in Nazionale. Non era facile, deve essere orgoglioso. Sono felice per lui».
Kim è un serio candidato a lasciare Napoli. «Oggi il calcio va molto veloce e ti offre molte opportunità, non è più come prima, come me che sono rimasto otto anni. Kim ha scritto la storia in un anno e sarebbe un peccato se andasse via, ma il calcio è questo. Non sai mai cosa può succedere.
Quanto ha tifato per i suoi vecchi amici da Londra? «Tanto. Il Napoli ha vissuto un anno fantastico: ha giocato un bellissimo calcio e Spalletti ha fatto un lavoro straordinario costruendo la migliore squadra in assoluto. È stato tutto merito dei giocatori e dello staff, sono molto contento per loro».
Un’estate fa, prima di arrivare a Napoli, Kvara ha dichiarato che non vedeva l’ora di giocare con lei. E poi non l’ha trovata. «L’ho letto e mi dispiace che non sia accaduto. Peccato, sarebbe stato bello: ha grandissimo talento, dribbla, segna, fa segnare, gioca solo e di squadra. Il suo calcio è molto bello, regala gioia. Gli auguro una grandissima carriera: spero che farà sognare i tifosi del Napoli e i tifosi del mondo».
Fonte: CdS