Tre domande su Garcia e il Napoli al direttore Sylvain Bellenger
Francese della Normandia, da direttore generale del Museo e Real Bosco di Capodimonte (dal 2015), Sylvain Bellenger ha aperto le porte del Salone delle Feste per la presentazione del nuovo allenatore del Napoli.
Quale consiglio ha dato a Garcia?«Nessuno, non ne ha bisogno: è un uomo determinato, raffinato e forte. Gli allenatori sanno come muoversi nella vita, io sono a disposizione per fargli visitare la parte storica e artistica di Napoli. Per me è stato tutto naturale, sarà che i normanni sono arrivati in città prima della dominazione francese. Sono certo che Garcia si renderà subito conto che è nella capitale dell’accoglienza, dove da sempre lo straniero è ritenuto un vicino di casa».
Da francese-napoletano, come ha vissuto la vittoria dello scudetto?«Sì, questa definizione, la sento mia e la rivendico con orgoglio. Ho temuto qualche disordine, ma c’è stata un’organizzazione perfetta e la gente ha saputo prendersi cura di ogni strada. Se Napoli ha una cultura unica, è quella della festa: la gestisce come nessun luogo al mondo, ce l’ha nel sangue. Forse sarà perché vive costantemente con un memento mori davanti agli occhi: il Vesuvio sembra una minaccia costante e contribuisce a trasmettere il senso di godersi la vita, che non si vede in nessun’altra parte del mondo».
Cosa vuol dire aver accolto il Napoli al Museo?«Un grande onore che De Laurentiis abbia pensato a Capodimonte. È un ottimo imprenditore, creativo e sensibile. Sono stato colpito da come lui e Garcia abbiano parlato dell’anima dei calciatori: fa riflettere sul fatto che il mondo sportivo sia molto più umano di quello culturale. Quando il presidente mi ha chiamato, non gli ho fatto finire la frase per dargli subito la disponibilità per la conferenza. A settembre ci rivedremo per nuove collaborazioni e ne sono felice».
Fonte: Gazzetta