A. Polverosi (Cds): “Juve/Napoli? Sì, questa è una sfida a muso duro”
L’editoriale:
“Per anni, in tempi recenti, è stata una partita filosofica. Da una parte la concretezza di Allegri, dall’altra lo spettacolo di Sarri, alla vigilia
e nei commenti divampavano i dibattiti, al di là del risultato quasi sempre a favore di Max. Juventus-Napoli poteva essere così anche oggi e invece la contingenza impone un altro tipo di riflessione. La Juve arriva a questa partita dopo una settimana stranissima, iniziata con gli strascichi polemici della sconfitta col Sassuolo, una delle peggiori esibizioni stagionali dei bianconeri, rilanciata dalla qualificazione alla semifinale di Europa League e ingarbugliata da una sentenza, di nuovo provvisoria, che cambia le carte in tavola solo momentaneamente. Tuttavia questo “momentaneamente” dice che la squadra di Massimiliano Allegri adesso è terza in classifica, a 19 punti dal Napoli. Il futuro è nelle mani dei giudici.
Anche per il Napoli sono stati giorni complicati da tanti punti di vista. Avvicinandosi alla mèta (fantastico uno striscione visto in un vicolo di Napoli: “Si succere è ’na festa, ma si nun succere è ’na figura ’i m…”: non c’è bisogno di traduzione ed è facile immaginare cosa ci sia al posto dei puntini sospensivi), la squadra ha rallentato. Al Maradona ha pareggiato col Verona, è stata eliminata in Champions dal Milan e ha perso per strada un po’ di giocatori, tantoché a Spalletti mancheranno Simeone, Mario Rui, Politano e Rrahmani, tre titolari e una prima riserva.
Stasera a Torino, niente filosofia e tantomeno poesia. Pure Spalletti, come Allegri, dovrà badare al sodo, anche perché da ieri sera c’è una spinta in più. La sconfitta della Lazio ha dato al Napoli la possibilità di portarsi a +17 sulla seconda (così da cominciare a stracciare lo striscione di quel vicolo) e alla Juventus l’occasione di riprendere il secondo posto scavalcando proprio la Lazio. Perché si realizzi una di queste due possibilità, Juve-Napoli deve finire con una vittoria dell’una o dell’altra. All’andata era finita con una disfatta della Juventus, ne prese 5 quella sera al Maradona, il Napoli imperversava sulle macerie di una squadra senza senso, senza nerbo, senza gioco e senza orgoglio. E se per il gioco la Juve non si è spesso distinta in quest’ultimo decennio, per tutto il resto sì.
Sia Allegri che Spalletti devono recuperare i loro centravanti e riportarli al rendimento che tutti si aspettano. Vlahovic è in un momento (lunghino, peraltro) complicato, a volte sembra un corpo estraneo alla squadra, si muove rabbioso, e ogni tanto nervoso, dentro un gioco che ha difficoltà a capire o quanto meno a condividere; Osimhen ha segnato con il Milan, ma in fondo a 90 minuti in cui è rimasto sempre ai margini, annullato da Kjaer e Tomori. Eppure il Napoli ha attaccato per tutta la partita, se il nigeriano fosse stato al top della condizione avremmo visto probabilmente un finale diverso, ma il rapido rientro dall’infortunio gli ha impedito di ritrovare subito la forma. Se Dusan ha bisogno di un sostegno diverso, Victor ha bisogno che Kvaratskhelia ritrovi l’altruismo nelle giocate: contro il Milan saltava spesso Calabria col primo spunto, ma andava a ricercarlo, a testa bassa, invece di alzarla per scorgere Osimhen. I due si sono scambiati 8 assist in campionato, adesso devono ritrovare l’intesa.
La Juventus ha giocato giovedì in Europa League, il Napoli martedì in Champions, due giorni in più per recuperare, di questi tempi, possono diventare un buon vantaggio. Lo sarebbero di sicuro se Spalletti potesse disporre di tutto l’organico, come Allegri che ha fuori solo Kean. Anche se forse Max deciderà di gestire Di Maria”.
Fonte: CdS